Sileri: “Errore di comunicazione sul mix di vaccini, anche gli over 60 devono poter scegliere”
NICCOLÒ CARRATELLI
«Sul mix vaccinale c’è stato errore di comunicazione da parte del ministero della Salute». Pierpaolo Sileri lo ammette con la serenità di chi, pur essendo sottosegretario di quel ministero, vede passare spesso sopra la propria testa decisioni, ordinanze e circolari. E allora, di fronte all’irritazione del premier, indirizzata con ogni probabilità al ministro Roberto Speranza e ai tecnici che lo supportano, non gli riesce nemmeno una difesa d’ufficio: «Dentro al ministero ci sono grandi professionalità, ma anche diverse cose che potrebbero funzionare molto meglio».
L’indicazione
perentoria sulla vaccinazione eterologa per gli under 60 che avevano
fatto la prima dose con AstraZeneca è stata un errore?
«Sì,
era più sensato lasciare aperta l’opzione di fare anche la seconda dose
con AstraZeneca, per chi preferisce evitare l’eterologa, che resta
comunque la soluzione più sicura ed efficace. Ma il vaccino AstraZeneca
continua a essere autorizzato dall’Ema sopra i 18 anni, quindi, se uno
vuole fare il richiamo con quello, è giusto che possa farlo. Poi, da
medico, farei delle distinzioni». Ad esempio?
«Sarei
molto rigoroso nel consigliare Pfizer o Moderna per le donne sotto i 50
anni ed eviterei sempre di dare AstraZeneca ai giovani sotto i 30 anni.
Tutti negano di aver contribuito alla “confusione” sul fronte vaccini, riconosciuta pubblicamente dal premier Draghi».
Quindi?
«Quindi
la confusione è legata al fatto che la pandemia è un’emergenza molto
dinamica, in cui bisogna continuamente riadattare la campagna vaccinale
alle nuove evidenze scientifiche. Ma bisogna farlo con indicazioni
chiare, che probabilmente non erano tali, a causa di seri problemi di
comunicazione».
Colpa di chi? Del ministro Speranza? Dei suoi consiglieri tecnici?
«Non
lo so, faccio fatica a individuare colpe dei singoli e non sono la
persona più adatta per rispondere, visto che io stesso da più di un anno
ho seri problemi di comunicazione all’interno del ministero,
prevalentemente con il gabinetto del ministro. Per capirci, sono quello
che non ha avuto accesso ai verbali del Cts, che ha fatto innumerevoli
proposte, senza avere mai risposta…».
Anche sullo stop all’obbligo di indossare le mascherine all’aperto, su cui ora si aspetta il parere del Cts…
«Aspettiamo,
ma il fattore determinante è l’andamento della campagna vaccinale:
abbiamo superato da poco il 50% di vaccinati con almeno una dose, dopo
due settimane queste persone saranno effettivamente protette e quindi
possiamo levare l’obbligo. Se vuole una data, diciamo dal 1° luglio. A
patto di tenere la mascherina sempre in tasca e rimetterla in caso di
assembramenti o se si entra in un luogo chiuso. E monitorando con
attenzione la variante Delta».
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