La Cina e la sfida dei vescovi Usa: così Joe Biden non è andato dal Papa
di Massimo Franco
Il Papa e Joe Biden, l’incontro del 29 aprile 2016
Ufficialmente, in Vaticano dicono di aspettare Joe Biden a Roma il prossimo ottobre, in occasione della riunione del G20. Ma ufficiosamente, le diplomazie della Santa Sede e degli Stati uniti si sono inseguite per giorni, alle prese con l’ipotesi di un incontro più ravvicinato nel tempo: addirittura durante il viaggio del presidente Usa in Europa della settimana scorsa. Dalla Segreteria di Stato e dalla cerchia papale arrivavano versioni contrastanti. Per la prima, esisteva una buona possibilità che il 14 giugno o il 15 giugno, a sorpresa, Biden facesse tappa a Roma per incontrare il Papa. A Casa Santa Marta facevano sapere che si trattava di una prospettiva improbabile, visti i tempi stretti e le agende fitte di impegni di entrambi. La questione è rimasta avvolta nell’incertezza per giorni, evocando un’udienza fantasma. Da almeno un mese, però, nella Roma papale e a Washington se n’era discusso, soppesando i pro e i contro.
Il tentativo sarebbe stato quello di incastonare la visita-lampo a Roma tra i vertici a Bruxelles e il faccia a faccia con Putin del 16 giugno scorso. Ma alla fine l’ipotesi è caduta, sorprendendo persone ben addentro alle vicende vaticane come l’ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, che sul Messaggero ha accennato all’«incontro mancato». Per il momento scelto, l’udienza avrebbe avuto troppe implicazioni: a cominciare dalla divergenza sulla Cina, dopo l’accordo segreto tra Santa Sede e Pechino rinnovato per altri due anni nell’ottobre scorso. E questo mentre l’Amministrazione Usa teorizza una nuova Guerra fredda a Oriente. Non solo. Avrebbe pesato sui rapporti tesissimi tra il papato argentino e i vescovi statunitensi; e su quelli tra il Partito democratico di Biden e la Conferenza episcopale Usa che il 18 giugno, con 168 sì, 55 no e 6 astensioni, ha ribadito di voler stilare un documento sulla «coerenza eucaristica» dei politici cattolici.
Dunque, inclusi Biden e Nancy Pelosi, presidente del Congresso, ai quali si vorrebbe impedire di fare la Comunione perché sono a favore del diritto all’aborto. Significherebbe mettere sotto esame Biden, come la presidente della Camera, Nancy Pelosi; ma anche ignorare le indicazioni papali. Il Vaticano aveva cercato per ben tre volte di sventare l’iniziativa dei vescovi: inutilmente. E lo strappo ha cominciato a prendere forma, figlio di un lungo conflitto dottrinale e politico. Nasce dal malessere di un episcopato potente ma diviso, con una forte componente schierata di fatto col presidente uscente Donald Trump; e legittimatosi negli anni per la «guerra culturale» contro il relativismo dei Democratici americani. Ma è anche una conseguenza della distanza tra il pontificato argentino e l’episcopato Usa. Alcuni di quelli che nel Conclave del 2013 sono stati «grandi elettori» di Jorge Mario Bergoglio, otto anni dopo mostrano una freddezza che sconfina in opposizione aperta.
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