Ddl Zan, la Santa Sede chiede di abbassare i toni e punta al compromesso sulle scuole

Ieri nelle Sacre Stanze si alternavano due stati d’animo. Da una parte la contrarietà di monsignori e porpore che promuovono un atteggiamento più accondiscendente con chi governa al di là del Tevere, infastiditi da ogni presa di posizione pubblica della Chiesa. Dall’altra chi predilige un approccio un po’ più «aggressivo»: «Sono coloro che più pagano l’assenza di uno schieramento di riferimento per i cattolici», riconosce un presule. Ma nei Sacri Palazzi c’è anche molto realismo e pragmatismo: «Siamo distanti da una lotta senza se e senza ma contro il ddl Zan. Sappiamo che è una legge inevitabile, vista l’ampia convergenza, anche se così com’è non può accontentare i cattolici». Si punta invece a un confronto che modifichi alcune parti del testo: «La libertà di espressione intesa come libertà di educazione», spiega un porporato. La nota verbale sarebbe stata conseguenza di «risposte mancate» dal governo. In alcuni colloqui ufficiali – come la celebrazione dei Patti Lateranensi dello scorso aprile – e informali i vertici della Conferenza episcopale italiana e le gerarchie della Santa Sede avevano chiesto di risolvere alcuni dubbi sulla parte del disegno di legge che regola le attività delle scuole private. Ma senza vedere esaudite le loro richieste. Come vano sarebbe stato il tentativo di confronto con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Così, anche e soprattutto dopo la pressione sotterranea dell’episcopato – «la stragrande maggioranza concepisce il ddl Zan come pericoloso» – ecco l’accelerazione del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher. «Un modo per essere ascoltati», assicurano in Vaticano, «ma che non cambia la nostra volontà di dialogo».

LA STAMPA

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