La realpolitik di Draghi e i muscoli dell’Unione

di Danilo Taino

Mario Draghi è un maestro di Realpolitik. Si spiegano così alcune sue recenti iniziative inattese, addirittura sorprendenti. E, in fondo, la guida stessa della Banca centrale europea, tra il 2011 e il 2019, è un caso di costruzione di un nuovo equilibrio tra poteri, finalizzato a un risultato. Obiettivi più che idealismo.

Il presidente del Consiglio non è un politico improvvisato, sa bene che Recep Tayyip Erdogan non è formalmente un dittatore: il leader turco è un«uomo forte», illiberale, autoritario e mette in pericolo la democrazia; ma è stato eletto in elezioni, certo condotte soffocando le opposizioni, e nonostante la repressione la Turchia non è una classica dittatura. Eppure, Draghi ha consapevolmente strappato i veli della diplomazia e lo ha definito «un dittatore»: un calcio negli stinchi a nome di molti governi dell’Unione europea. Allo stesso modo, anche l’impegno a portare da Londra a Roma la finale degli Europei, annunciato lunedì scorso, è un calcio agli stinchi di Boris Johnson: pure questo inaspettato e poco ortodosso e portato a un leader vissuto come avversario (ben diverso da Erdogan) della Ue.

Cos’ha in mente Mario Draghi? Probabilmente, qualcosa maturato in anni al cuore della costruzione europea ma vissuto fuori dalla politica, qualcosa che gli ha consentito di osservare da vicino i limiti che spesso mostrano i governi della Ue. Cioè la timidezza della loro leadership, diventata evidente durante la pandemia, con errori di quasi tutte le cancellerie, e palese oggi che Angela Merkel si appresta a lasciare la scena, in autunno, ed Emmanuel Macron è alle prese con una difficile riconferma elettorale, la primavera dell’anno prossimo. In questo passaggio, l’Italia, terza economia della Ue, ha la possibilità e il dovere di dare il massimo contributo di guida: lo può fare perché il suo quadro di governo per ora non ha scadenze elettorali, perché i partiti sono in stato di semi-sospensione e soprattutto perché ha un premier in grado di sviluppare iniziative ed essere preso sul serio a livello internazionale. Draghi sa di poter contare su questi punti di forza.

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