La realpolitik di Draghi e i muscoli dell’Unione
Si può discutere nel merito il suo approccio a Erdogan e a Johnson. Ma non è questo il problema nella logica della Realpolitik. Dopo le elezioni amministrative francesi di domenica e la disaffezione mostrata dagli elettori, è difficile attendersi iniziative di respiro europeista che nascano a Parigi. L’intervista data al Financial Times lunedì dal probabile successore di Merkel, Armin Laschet, fa sospettare che, anche dopo l’uscita di scena della cancelliera, Berlino continuerà a sostenere una posizione ambigua nei confronti di Cina e Russia, come se l’Europa fosse ferma a dieci anni fa e non coinvolta in una competizione tra grandi potenze, illusa dalla Fine della Storia che invece è tornata prepotente. Detto in modo brusco ma, appunto, realista: Francia e Germania sono bloccate, faticano a tenere unita la Ue e cade su Draghi l’onere di fare sapere al mondo che l’Europa c’è, in una fase internazionale confusa tra le più delicate. Non scontato per un Paese che negli ultimi decenni ha mostrato poca capacità di politica estera e scarso impegno serio in Europa. Non scontato ma in una certa misura possibile: anche Merkel segue Draghi nei dubbi sulla finale a Wembley.
Da presidente della Bce, Draghi non si è limitato a guidare un’istituzione che fa analisi e sulla base di queste prende decisioni di politica monetaria. Ha tessuto con successo una serie di rapporti — tra i governatori nazionali ma anche con primi ministri a cominciare da Merkel — che gli hanno consentito di fare passare le sue scelte, in alcuni casi anzi di imporle, ad esempio alla Bundesbank. Su un diverso livello, dare oggi del dittatore a Erdogan e cercare di portare via la finale dell’Europeo a Johnson è un po’ come il Whatever it takes che nel 2012 chiarì ai mercati che la Bce c’era e l’euro non sarebbe fallito: un’affermazione che mostrava i muscoli. Oggi qualche muscolo lo deve mostrare la Ue, almeno fare sapere di esserci. Forse il merito è discutibile, ma in un mondo in cui è tornata la Realpolitik, è Draghi il realista del momento.
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