Il Vaticano: “Draghi ha ragione non vogliamo lo stop al ddl Zan”

Ma in Parlamento, appunto, siamo ancora al muro contro muro. Andrea Ostellari, leghista, presidente della commissione Giustizia del Senato dove è bloccato il Ddl Zan, chiede a tutte le forze di maggioranza di sedersi ad un tavolo «con rispetto di tutti» e con la «disponibilità a trovare una sintesi». Un’offerta che il Pd respinge al mittente. Prima garbatamente, con Franco Mirabelli: «Andremo a vedere, ma mi pare molto difficile trovare una strada comune». Poi, in maniera definitiva, con il segretario Enrico Letta: «Per noi va approvato così com’è», perché «la Lega non è credibile, finora ha semplicemente cercato di affossare tutto». Se proprio si vuole il dialogo, si faccia in Parlamento, «è il luogo del confronto, naturale e per definizione, quindi andiamo in Parlamento e lì ci confronteremo».

Il Pd sa che i numeri sono a rischio, e infatti accende i riflettori su Iv, di fatto sostenendo che Matteo Renzi potrebbe far mancare il voto di qualcuno dei suoi, soprattutto negli scrutini segreti: «Se Iv vota, la maggioranza c’è», dicono dal Nazareno per alzare la pressione. Renzi, ovviamente, nega, assicura che i suoi voteranno ma mette comunque in guardia dalle forzature. «Italia Viva ha già votato alla Camera e voterà in Senato. Ma suggerisco prudenza» dice a Repubblica. Ma anche Fi chiede a Letta di accettare il dialogo. Spiega Licia Ronzulli: «Serve un confronto vero, non di facciata, una legge che renda più severe le pene e che possa essere votata da tutti». Di sicuro, il 6 luglio, l’aula voterà la calendarizzazione del provvedimento.

LA STAMPA

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