Conte: non torno indietro, Grillo si scusi pubblicamente e non so se basterà
Riavvolgendo il nastro alla prima mattina, c’è Conte ancora sotto choc che rivede le notizie sulla sortita di Grillo nella Capitale sui giornali e in tv. «Io l’ho sempre rispettato così come lui aveva rispettato me. Il Beppe di ieri (giovedì, ndr) non me lo sarei mai potuto immaginare», dice agli amici più stretti. E ancora: «Io non mai chiesto nulla a nessuno. È stato lui, insieme a tutti gli altri, a chiedermi di fare il leader e di rinnovare il Movimento». A mezzogiorno, tanto per dire dell’accelerazione, il pacchetto di mischia contiano è già alla ricerca di una location che ospiti la conferenza stampa che l’ex presidente del Consiglio ha intenzione di organizzare entro lunedì o martedì, quella in cui la rottura — a meno di colpi di scena clamorosi — sarà formalizzata. Si studiano varie ipotesi: teatri, centri congressi, sale spaziose. «E comunque non attaccherò personalmente Beppe», ragiona a voce alta l’avvocato come a fissare in testa i punti del discorso, dando ai suoi l’impressione di quella diffidenza che nelle storie d’amore è un segnale quasi definitivo, molto di più del rancore. Poi però qualche traccia di rabbia rompe l’atmosfera segnata comunque da un drammatico aplomb. «Non perdonerò mai a Beppe quello che ha detto e che ha fatto. Non me lo sarei mai aspettato». Fuori c’è una temperatura ferragostana. Dentro un gelo polare che con l’aria condizionata di casa Conte ha poco a che vedere.
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