Ora il turismo extra-Ue fa paura: “Troppe aperture senza controlli”
MARCO BRESOLIN
DALL’INVIATO A BRUXELLES. Crescono i timori per l’apertura ai turisti in arrivo dagli Stati extra-Ue. Per quelli britannici, ma anche per i russi e i cinesi vaccinati con i farmaci prodotti dai rispettivi Paesi. A fare paura è la diffusione della variante Delta, che ormai rappresenta il 90% dei contagi Oltremanica e che sembra essere più forte di Sputnik V o di Sinopharm. La Commissione europea, con la sponda dell’Ema, è pronta a pubblicare una nuova raccomandazione per chiedere ai governi Ue di considerare i due vaccini inefficaci e dunque di obbligare i turisti in arrivo da quei Paesi a test e quarantene. Gli occhi sono puntati in particolare sulla Grecia e su Cipro, che hanno spalancato le loro porte per cercare di rimediare alla disastrosa stagione estiva del 2020. Ma anche sulla Spagna, Portogallo, Malta e Croazia per quanto riguarda l’accoglienza dei turisti britannici, che qui sono esentati dalla quarantena. Il rischio è che in autunno arrivi il conto da pagare in termini sanitari.
Al vertice di Bruxelles, Angela Merkel ha preso da parte il premier greco Kyriakos Mitsotakis, con il quale ha parlato in particolar dell’apertura ai turisti russi. Dopo aver ricevuto informazioni dagli esperti, la Cancelliera è molto preoccupata per l’inefficacia del vaccino Sputnik V contro la variante Delta. E di conseguenza per la possibile impennata di contagi che da Atene potrebbero diffondersi nel resto d’Europa attraverso i turisti Ue. Il rischio – racconta un diplomatico – è che questo possa portare come conseguenza a una chiusura delle frontiere interne dell’Unione, con ripercussioni negative sulla libera circolazione e sul mercato unico.
Ma Mitsotakis si è difeso dicendo che in sostanza la Grecia ha il diritto di riconoscere la vaccinazione dei turisti che hanno ricevuto Sputnik V «perché è la legislazione europea a prevederlo». In effetti, con il regolamento del certificato digitale, è stata aperta la possibilità di riconoscere non soltanto i vaccini approvati dall’Ema, ma anche quelli autorizzati da un singolo Stato membro dell’Unione. E l’Ungheria, per esempio, ha dato il via libera sia a Sputnik V che a Sinopharm. Per questo Merkel ha chiesto a Ursula von der Leyen di adottare un provvedimento per favorire un maggiore coordinamento tra gli Stati sul riconoscimento dei vaccini.
La presidente della Commissione si è detta «molto preoccupata» per la diffusione della variante Delta, ma ha assicurato che con i quattro farmaci autorizzati dall’Ema e utilizzati nella stragrande maggioranza dei Paesi Ue (AstraZeneca, Johnson&Johnson, Moderna e Pfizer/BioNTech) non ci sono problemi. «La buona notizia è che la seconda dose funziona molto bene e che la prima serve almeno a ridurre il rischio di contrarre la malattia in modo grave. Ma bisogna continuare a vaccinare e mantenere le regole sul distanziamento e sulla mascherina».
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