Il piano diabolico dei rom per derubare gli anziani

Rosa Scognamiglio

Sorrisi, carezze e abbracci. E intanto, le rapinatrici rom svuotavano le tasche degli anziani di soldi, monili e gioielli. Un trucco vecchio come il mondo, quello del furto con la “tecnica dell’abbraccio”, che ha lucrato fior fior di quattrini a una maxi organizzazione criminale operativa nelle città del Nord e del Centro Italia. La banda, composta da ben 48 affiliati – tutti di etnia rom – ha messo a segno circa una sessantina di colpi tra la fine del 2019 e l’inizio del 2021. Ma Grazie alle indagini condotte dal nucleo operativo radiomobile di Legnago, in provincia di Verona, nella giornata di venerdì 25 giugno, 23 persone sono finite in manette e altre 22 sono state denunciate.

L’organizzazione

Nulla era affidato al caso. I membri della banda – tutti in età compresa tra i 20 e i 45 anni e residenti in Romania – vivevano di fatto in diverse città del nord Italia. A capo dell’organizzazione c’erano i rom che si occupavano dell’attività logistica, ovvero, coloro che mettevano a disposizione degli altri circa una dozzina di case e 55 vetture intestate a prestanome o immatricolate all’estero. Tale impostazione garantiva agli affiliati di spostarsi agevolmente da una regione all’altra dell’Italia. Ma non è tutto.

Le auto di cui si servivano gli esecutori materiali dei furti erano intestate a società fittizie di autonoleggio, in modo da fugare ogni sospetto nel caso in cui fossero sottoposte a un controllo da parte delle Forze dell’ordine. In casi estremi, il veicolo veniva fatto magicamente sparire attraverso dei passaggi di proprietà.

La tecnica del furto con l’abbraccio

Le rapine ai danni degli anziani avvenivano con modalità precise e ampiamente collaudate. Di fatto, erano le donne della banda ad occuparsi del raggiro. Avvistata la vittima – in un parcheggio o al parco – la rom scendeva dal veicolo guidato dal complice e, simulando una pregressa conoscenza col malcapitato, lo abbracciava per sfilargli i monili in oro oppure l’orologio di pregio che portava al polso. Dopo aver incassato il bottino, la rapinatrice risaliva poi sull’autovettura per darsi alla rapidamente fuga. Durante il traggitto svestiva gli “abiti da lavoro” e cambiava pettinatura per eludere eventuali controlli di riconoscimento da parte delle Forze dell’Ordine.Prima abbraccio, poi lo scippo E così le rom derubavano tutti

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