Giuseppe Conte: «Grillo? Ho raccolto alcuni suggerimenti, altri proprio non posso»
Laconferenza stampa al Tempio di Adriano è finita da pochi minuti, l’ex presidente del Consiglio raggiunge a piedi la sua casa nel centro di Roma e trova ad aspettarlo un gruppetto di fan. Una ragazza pugliese con la t-shirt delle «bimbe di Conte» chiede un autografo e una signora di Genova con la figlia per mano si mette in posa per un selfie: «Presidente mi raccomando, non ci abbandoni, non lasci la politica». Il ragionamento del leader in pectore del Movimento parte da qui, dalla promessa che, comunque vada, lui resterà in campo: «Io ci sono. Una mano l’ho sempre data e continuerò a darla, in qualsiasi veste».
Giuseppe Conte si dice «sereno», ma tra una foto e una dedica ai passanti la delusione e l’amarezza vengono fuori. Più volte ripete di aver lavorato quattro mesi alla rifondazione del Movimento e di aver risolto il nodo intricato del rapporto con Casaleggio e «le ambiguità con Rousseau». Traguardi che sperava gli venissero riconosciuti, mentre in cambio ha avuto da Beppe Grillo giudizi per nulla lusinghieri che, per quanto si dica «dotato di ironia», di certo lo hanno offeso.
È deluso il giurista pugliese, amareggiato, ma anche determinato a tenere il punto su quelli che ritiene argomenti e valori non negoziabili: «Lei mi chiede se ci siano in corso mediazioni e trattative, ma qui non è questione di compromessi, stiamo parlando di principi, di cose serie, di passaggi cardine. Su cosa dovremmo trattare?». Ha sentito Beppe Grillo? «Oggi no, ma ieri ho avuto con lui un fitto scambio — ricorda Conte alludendo alla burrascosa telefonata di domenica —. Dopo che gli ho consegnato la bozza del mio progetto, ci siamo confrontati tante volte. Onestamente posso dire che ho raccolto alcuni dei suoi suggerimenti, ma altri proprio non possono essere accolti. Per questo ho rimandato a Grillo la palla. E io spero anche che la comunità del Movimento 5 Stelle voglia uscire da questa incertezza».
Verso il fondatore, l’ex premier in conferenza stampa ha scolpito concetti duri, ammorbiditi però da parole di rispetto e persino di affetto. E anche a microfoni spenti Conte parla di Beppe Grillo come di «un pilastro», dice che «è il garante, rimane garante e sarà garante a vita». Lo scontro nasce perché l’ideatore dei Cinque Stelle vuole mantenere il potere e continuare a dettare la linea? «Io non lo so, chiedete a lui, vi prego di non attribuirmi interpretazioni». È ottimista sulla possibilità di arrivare a un accordo? «Ottimista o no, mi avete visto sereno. Io sono per i passaggi trasparenti, la gente ha bisogno di chiarezza».
Insomma per Conte, che rifiuta la diarchia con Grillo, non essere un «leader dimezzato» o un «prestanome» vuol dire indicare la linea politica e assumersi l’onere e l’onore delle decisioni fondamentali, come il sostegno a un governo, le alleanze, la politica estera e le liste elettorali. Ecco perché è convinto che serva un «passaggio chiarificatore», per quanto doloroso e difficile come quello che il Movimento sta vivendo: «È un trauma necessario, un passaggio fondamentale per arrivare all’approvazione del progetto. Non c’è nessuna riflessione sottobanco da parte mia. Ma al di là della questione statutaria, il punto è che io non entro in casa tua se questa è la logica». Ha detto che la «casa» del Movimento va demolita e ricostruita… «Io non sono un imbianchino. L’ho detto dall’inizio, al primo incontro all’hotel Forum, quando ho fatto parlare tutti e poi ho parlato io, per un sacco di tempo. Inutile imbiancare una casa che ha bisogno di una profonda ristrutturazione». Sbaglia Grillo a temere che lei voglia fare una piccola Democrazia cristiana? «Il Movimento non sarà mai un calderone come la Dc, perché è portatore di una carica radicale e se il mio progetto sarà accettato saremo più intransigenti di prima sui principi. A quel punto, lo dico con la canzone di Giorgia, ci metterò tutta l’anima che ho».
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