Salvini: “Noi i garanti della stabilità del governo, dico no al partito unico del centrodestra”
Niccolò Carratelli
Matteo Salvini angelo custode di Mario Draghi. Lui non arriva a definirsi in questi termini, ma poco ci manca. Di fronte alla crisi del Movimento 5 stelle, primo partito in Parlamento, “noi del centrodestra cerchiamo di dare stabilità al governo”, dice il leader della Lega, sempre più innamorato del premier: “Abbiamo caratteri diversi, ma ci accomunano la concretezza e la schiettezza”. E così la Lega di lotta può attendere, ora va benissimo quella di governo, “europeista, atlantista, perché libertà e democrazia fanno rima con Occidente”. Nell’intervista con il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, per la trasmissione “30 minuti al Massimo” (versione integrale su lastampa.it), Salvini ricostruisce la sua “evoluzione, che fa parte della vita: la tragedia del Covid mi ha cambiato, ha modificato l’ordine delle priorità”. Un volto moderato, al punto da non accanirsi nemmeno troppo di fronte ai tormenti degli ex alleati 5 stelle.
Che idea si è fatto di questo scontro tra Grillo e Conte? Come valuta questa crisi?
«Più
che una crisi di ruoli e di persone, mi pare una crisi di valori e di
progetti. La Lega, può piacere o no, ha una sua idea di Paese, dalla
famiglia al fisco alle infrastrutture. I 5 stelle erano partiti dicendo
tutto e ora portano avanti il contrario di tutto: è chiaro che queste
due anime verranno al pettine. Spero che questo non abbia ripercussioni
negative sull’operato del governo».
Questo rischio c’è secondo lei?
«Sì,
perché nei prossimi mesi ci sono tre riforme: pubblica amministrazione,
fisco e giustizia. Da approvare da parte di un Parlamento che
tecnicamente entra nel semestre bianco, durante il quale, qualunque cosa
accada in aula, nessuno va a casa. Lei capisce che, se i 5 stelle
iniziano a farsi i dispetti, votandosi contro a scrutinio segreto, è un
casino. Per questo io ho proposto la federazione del centrodestra, per
garantire a Draghi e al governo che almeno noi siamo compatti».
Quindi sarete la guardia neroazzurra del governo Draghi?
«Neroazzurra
no, in caso rossonera. Comunque noi vogliamo dare stabilità al governo,
in questo anno e mezzo che ci aspetta, dividersi in Parlamento penso
non sia utile».
È soddisfatto di questi primi 4 mesi di governo?
«E’
un governo di ricostruzione nazionale, non me la sentivo di stare
fuori, abbiamo accettato e penso che sul piano sanitario siano stati
fatti passi avanti, l’Italia è zona bianca, abbiamo tolto la mascherina
all’aperto. Poi abbiamo fatto ripartire le attività economiche e le
cartelle esattoriali saranno rinviate a dopo l’estate con la
rateizzazione».
È il vostro governo, un governo di destra?
«Non
mi permetterei di dirlo, offenderei l’intelligenza di Mattarella che
l’ha voluto e dello stesso Draghi. Noi diamo il nostro contributo e,
senza la Lega, il governo sarebbe stato sbilanciato a sinistra. Diciamo
che ne facciamo orgogliosamente parte».
Però sembrate più a vostro agio del Pd di Letta…
«Di
Letta avevo un’impressione diversa, vedendolo da Parigi mi sembrava più
dialogante, poi capisco che prendere in mano il Pd significhi avere a
che fare con le correnti, ma non può insistere su alcuni temi divisivi,
come ius soli o voto ai sedicenni. Se io insistessi ossessivamente sui
miei temi…».
Ma lei lo fa…
«No,
ad esempio, sulla giustizia abbiamo accolto la proposta dei Radicali,
che non sono certo accusabili di sovranismo o estremismo. I temi sono
certezza della pena, separazione delle carriere dei magistrati,
responsabilità civile, riforma del Csm: c’è qualcosa da fare o no? Se ci
riuscirà il Parlamento bene, altrimenti noi mettiamo a disposizione dei
cittadini l’arma della firma. Ma questo non è un tema divisivo, non va
contro la riforma Cartabia, che noi sosteniamo, sono questioni
aggiuntive, lungo un binario parallelo».
Pages: 1 2