Ecco perché le nostre case hanno perso un terzo del loro valore durante la pandemia
GIACOMO GALEAZZI
ROMA. Apparentemente è un paradosso del Covid. Nell’anno e mezzo nel quale gli italiani hanno trascorso più tempo fra le mura domestiche a causa della pandemia, il valore delle case è nel frattempo crollato. A inquadrare il calo del mercato immobiliare sono, gli indicatori economici analizzati degli esperti del settore che lo spiegano con la complessiva frenata in tutti i comparti.
Debolezza
Il primo semestre 2021 si è chiuso con 93 mila aste immobiliari in tutta Italia. Una cifra in aumento dal primo semestre 2020, che si era concluso con 48.333 aste per effetto del Covid. Rispetto ai dati dello stesso semestre del 2019, però, c’è ancora una certa debolezza: il calo, rispetto alle 131mila aste dei primi sei mesi del 2019, è del 28,9%. Secondo i dati raccolti da Reviva, la prima startup specializzata nella vivacizzazione delle aste immobiliari, il crollo dei numeri si unisce a quello del valore economico degli immobili, ossia la somma dell’offerta minima del valore per partecipare all’asta. Nel 2021, siamo a 12 miliardi, contro i 16,3 miliardi del 2019.
Crisi economica
«I segnali sono positivi, da settembre si prevede un incremento fisiologico delle aste, dovuto principalmente al venir meno della sospensione delle aste aventi ad oggetto la prima casa del debitore che è in vigore da oltre un anno», osserva Giulio Licenza, co-fondatore di Reviva. «La sfida del settore sarà quella di sostenere le vendite e i prezzi, perché aumenterà notevolmente l’offerta di immobili in asta, mentre la domanda è calata a causa della crisi economica. Positivo è che il mercato delle aste ha un enorme margine di crescita: pesa per circa il 10% rispetto al mercato libero. Quindi spostare anche il 2% degli acquirenti all’asta significherebbe aumentare del 20% le aggiudicazioni di immobili in asta».
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