Sanità: tac, risonanze ed ecografi obsoleti. Cosa si rischia e quali macchine evitare
Oltre 3 000 macchinari da sostituire
Una parte dei soldi del Recovery Fund, 1,19 miliardi, saranno investiti proprio nel rinnovo parco-macchine. Il ministero della Salute ha chiesto alle Regioni quanti e quali macchinari con oltre 5 anni d’età hanno bisogno di sostituire negli ospedali pubblici. Il quadro venuto fuori? Da cambiarne complessivamente 3.162 fra tac, risonanze magnetiche, angiografi, macchinari per scintigrafie, radiografie, ecografie e mammografi. Nel dettaglio di tratta di 1.284 grandi apparecchiature su 7.753 (17%) presenti negli ospedali pubblici, che è il numero complessivo che risulta dai dati 2021 dell’Inventario nazionale delle grandi apparecchiature . E sono: 344 nuove tac su 2.219, 191 risonanze magnetiche su 1.330, 83 acceleratori lineari per la radioterapia su 575, 197 angiografi su 1.020, 82 macchinari gamma camera per le scintigrafie su 443 , 55 apparecchiature uniche per Tac e scintigrafie su 183, 34 pet su 208 , e 298 mammografi su 1.775. Vanno aggiunte 947 macchine per le radiografie e 931 per le ecografie.
Praticamente quasi l’intero fabbisogno indicato dalle Regioni sarà finanziato dal Pnrr (3.133 su 3162). Circa la metà sarà sostituita entro settembre 2023, il resto entro la fine del 2024. In Lombardia saranno finanziate 423 nuove apparecchiature, in Veneto 301, in Emilia Romagna 207, in Lazio 400, in Sicilia 214, ecc. Per comprare bene, a trattare gli acquisti per tutte le Regioni dovrebbe essere una sola centrale: la Consip.
A Flourish chart
Diagnosi con macchina vecchia o nuova, i rimborsi non cambiano
Intanto, che fine fanno le macchine vecchie? Normalmente le ritira chi consegna il nuovo. Oggi, dai dati Consip 2017-2020, su 1.934 apparecchiature consegnate, quelle vecchie rottamate sono state solamente 105. Che fine abbiano fatto le altre 1.829 è un’informazione non disponibile. Come non è disponibile dai dati ufficiali il numero di macchinari vecchi che stanno dentro alle strutture accreditate, e se li cambieranno. Pagando di tasca loro nessuno gli chiede di render conto. E questa è una inadempienza dell’erogatore, che rimborsa le prestazioni con denaro pubblico. E i rimborsi sono sempre gli stessi, sia che la diagnosi venga fatta con una macchina top di gamma, che una vecchia di 15 anni. In concreto: una risonanza magnetica fatta con un apparecchio obsoleto viene rimborsata circa 200 euro, esattamente come quella fatta con una macchina di ultima generazione. Questo vale per il privato quanto per il pubblico. Eppure non sarebbe complicato fare in altro modo, basterebbe copiare. La Francia, per incentivare l’adozione di tecnologie più avanzate, rimborsa di meno l’ambulatorio o l’ospedale che fa esami con strumenti di bassa gamma rispetto alla cifra definita.
Macchine nuove, ma a pieno regime
L’occasione è storica, ma per non buttarla via gli ospedali devono organizzarsi meglio di come fanno ora. Nel convegno organizzato dall’associazione Dossetti e dedicato a questo tema, è emerso che le potenzialità di queste apparecchiature non sono sfruttate appieno: oggi ci sono reparti dove vengono fatte 2 risonanze magnetiche all’ora e altri dove se ne fa una ogni due. E in più i medici devono essere formati all’utilizzo di attrezzature molto sofisticate dal punto di vista tecnologico. Per avere una grande resa, occorre saperle far funzionare. Ma come fa un paziente a sapere se la sua risonanza o mammografia è stata eseguita con uno strumento obsoleto? Per ora può solo chiedere al medico o all’ospedale al momento della prenotazione dell’esame. Sarebbe utile creare delle mappe trasparenti di qualità delle strutture sanitarie sulla base delle tecnologie disponibili. Visti i costi alti (per una tac in media sono 500 mila euro, per una risonanza fino a 900 mila e per un mammografo fino a 300 mila) è irrealistico pensare di installare macchinari di ultima generazione nel piccolo ospedale che la utilizza una volta alla settimana. Di qui l’importanza delle scelte di chi decide cosa bisogna comprare, a che prezzo e dove metterlo. Vuol dire attuare quanto prevede la legge 53 dell’aprile 2021: l’istituzione di un Osservatorio nazionale che monitori e coordini gli acquisti nelle loro diverse declinazioni. Va fatto subito però, non dopo aver fatto gli acquisti.
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