La rivoluzione del fisco: dal taglio dell’Irpef alla revisione dell’Iva, tutte le novità della riforma
Paolo Baroni
ROMA. C’è l’indicazione del taglio dell’Irpef innanzitutto a favore dei redditi medi, la cancellazione dell’Irap e la semplificazione dell’Ires, la riduzione delle tasse sul lavoro e la revisione dell’Iva e pure l’abolizione di tante microtasse (dal superbollo alla tassa sulla laurea). Quindi si propone di estendere a tutti i soggetti la fatturazione elettronica e, per l’ennesima volta, di sfrondare le tax expenditures. E ancora si suggerisce di abbassare al 23% il prelievo sulle rendite finanziarie; quanto alle patrimoniali, dopo aver valutato l’ipotesi di inserire nel documento uno stop ad ogni possibile aumento, si è preferito soprassedere e non trattare la questione.
Dopo una notte di discussioni e trattative, quella di martedì, ed un’altra giornata dedicata ad altri aggiustamenti, e soprattutto dopo sei mesi di intenso lavoro, decine e decine di audizioni di economisti ed esperti, associazioni, enti, istituzioni e parti sociali, ieri sera le Commissioni finanze di Camera e Senato presiedute rispettivamente da Luigi Marattin (Iv) e Luciano D’Alfonso (Pd), hanno trovato un’intesa sullo schema di riforma fiscale da inviare al Governo. Che, a sua volta, per rispettare il cronoprogramma inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, adesso ha trenta giorni di tempo per varare la legge delega.
Al momento del voto Leu si è astenuta, i parlamentari di Fratelli d’Italia hanno votato contro, mentre tutte gli altri partiti si sono espressi a favore. Fino all’ultimo però le forze di maggioranza di sono confrontate e scontrate essenzialmente su tre questioni tutte politiche, in pratica vere e proprie bandiere di partito: la patrimoniale, evocata nelle scorse settimane dal Pd, la flat tax chiesta dalla Lega e le tasse «verdi». Il primo di questi argomenti, come detto, non viene trattato. Mentre sugli altri due sono stati introdotti dei correttivi condivisi da tutti, ed in particolare nel testo finale nel capitolo relativo al «green» è passata la richiesta di Lega e Forza Italia di introdurre meccanismi di premialità a favore di famiglie e imprese per evitare i possibili effetti regressivi di queste imposte. L’obiettivo della riforma, è scritto nel testo votato ieri, è la realizzazione di un «nuovo Patto Fiscale tra Stato e cittadini», in modo da «innestare in modo deciso e irreversibile un cambio di paradigma nei rapporti tra amministrazione fiscale e contribuente». «Questo documento – è scritto nelle conclusioni – che il Governo stesso ha inteso essere un indirizzo per i successivi passi del cammino di una riforma fiscale organica e strutturale si chiude con la speranza e la fiducia che tale cammino possa partire col piede giusto e proseguire nell’interesse esclusivo della Nazione».
Non è la prima volta che viene tentata una riforma fiscale: se ne parla da decenni, vedremo se questa è la volta buona.
Aliquote, Irpef più leggera per il ceto medio
Il taglio delle tasse al ceto medio sarà il piatto forte della prossima
riforma. In particolare il Parlamento suggerisce al governo di
ridefinire la struttura dell’Irpef con un «abbassamento dell’aliquota
media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia
di reddito 28.000-55.000». Inoltre il documento elaborato dalle
Commissioni finanze, chiede al Governo, «la modifica della dinamica
delle aliquote marginali effettive Irpef, eliminando le discontinuità
più brusche» e la revisione delle «tax expenditures». Nel documento si
«ritiene indispensabile che il disegno di legge delega» raggiunga tre
obiettivi: riduzione del numero delle agevolazioni fiscali,
semplificazione del sistema, e reperimento delle risorse da destinare
alla riduzione dell’aliquota media effettiva del terzo scaglione Irpef
che oggi è assestato sul 38%.
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