Le chat segrete di Chiara e Marco. “Se vuoi morire ti do una mano io”

di FEDERICA ORLANDI E NICOLETTA TEMPERA

L’aria menefreghista sfoggiata davanti ai carabinieri lunedì, quando solo di fronte ai contenuti quasi inequivocabili delle chat con Chiara e altri amici ha confessato, ora è scalfita. Nelle due ore di interrogatorio cui è seguita la convalida del fermo per omicidio volontario premeditato (disposto il carcere), il sedicenne accusato di avere ammazzato a coltellate e calci la quindicenne di Monteveglio Chiara Gualzetti, era più scosso. “Mi dispiace per Chiara, per la sua famiglia e per la mia”. Scosso sì, non sconvolto. Nessuna lacrima, a differenza di quelle della madre, sotto choc: “Sono ancora in una bolla”, le sue parole. L’avvocato Tanja Fonzari, precisa: “Si sta rendendo conto di ciò che ha fatto e delle conseguenze”.

Al giudice e ai pm dei minori Simone Purgato e Silvia Marzocchi ha confermato quanto già in parte ammesso. Tipo: “Il demonio mi dà la carica. È un uomo di fuoco con le ali, come nella serie Lucifer; mi costringe a fare del male, faccio soffrire gli amici e le ragazze che si innamorano di me”. Ma mai si era spinto a tanta violenza. Lo scambio in chat tra lui e Chiara da un po’ è fitto. Lei si sfoga: “A volte vorrei farla finita, se mi uccidessi non mancherei a nessuno”. Forse spera che lui la consoli, invece: “Ti do una mano io, se proprio vuoi”. Ancora lei: “È come se le persone si divertissero a illudermi, a farmi stare male”. Poi lui la invita al parco: “Ci facciamo una chiacchierata e ti riporto a casa”. A lei, che da tempo è invaghita, non sembra vero. Non immagina a cosa sta andando incontro. Lui la passa a prendere, saluta i genitori. Telecamere della zona li riprendono insieme: lei un po’ impacciata nei suoi top e pantaloncini neri, lui più spavaldo le cammina qualche metro davanti, con la t-shirt rossa. Rosso sangue: forse, l’ipotesi, messa apposta per non fare vedere le macchie. Nel mirino degli inquirenti poi ci sono i messaggi vocali inviati dal killer ad amici subito dopo il delitto: è agitato, ma non parla di omicidio. Domani, intanto, si terrà l’autopsia. “La perizia psichiatrica? Facciamola, per fugare ogni dubbio: ma non c’è stata alcuna follia nella ferocia disumana di quel ragazzo. Ha calcolato tutto, approfittandosi della fiducia di lei” dice Giovanni Annunziata, legale dei Gualzetti.

A Monteveglio, infatti, nella casa di via dell’Abbazia, nessuno crede alla versione del giovane ‘invasato’. Mamma Giusi passeggia in cortile, guardata a vista dai fratelli. “Lei non sa nulla. Non le facciamo leggere i giornali, né i social”, dicono. La proteggono, perché il suo equilibrio è fragile e il vuoto che le avanza dentro, dopo la morte della figlia, può spezzarla. “Come va… Eh… Ogni giorno è peggiore del precedente”, dice soltanto mamma Giusi.

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