Pensione integrativa: riscatto laurea o fondo pensione? Come aumentare l’assegno
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Riscatto laurea e stipendio lordo 20 mila
Partiamo dalla prima ipotesi: uomo nato nel 1995 e che ha iniziato a lavorare nel 2021 con uno stipendio lordo di 20mila euro. Senza riscattare gli anni di laurea, e non aderendo a una forma di previdenza complementare, la persona in questione andrebbe in pensione all’età di 68 anni e 10 mesi (secondo i calcoli di Consultique) con un tasso di sostituzione rispetto al suo ultimo stipendio netto (20.625 euro) del 76,18 per cento. Riscattando in forma light cinque anni di laurea, con una spesa complessiva di 26.322 euro interamente deducibile, invece, si riuscirebbe ad andare in pensione con due anni di anticipo (66 anni e 11 mesi) e con un tasso di sostituzione (sempre sul netto) del 74,82% (la percentuale salirebbe al 75,96% con il riscatto tradizionale, che per il soggetto in questione avrebbe un costo, interamente deducibile, di 33.000 euro).
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Riscatto laurea e stipendio lordo 35 mila
Nell’ipotesi della donna nata nel 1981, che ha iniziato a lavorare nel 2007 e che oggi percepisce uno stipendio annuo lordo di 35mila euro, invece, il tasso di sostituzione senza alcuna scelta integrativa (né riscatto laurea né fondo pensione) sarebbe del 78,19% (sul netto), con accesso alla pensione a 66 anni di età e 5 mesi. Riscattando la laurea in forma light (cinque anni a un costo di 26.322 euro interamente deducibile), il soggetto in questione riuscirebbe a ritirarsi dalla vita lavorativa in anticipo di due anni, a 64 anni e 10 mesi, con un tasso di sostituzione del 76,24% (salirebbe all’80,02% con il riscatto tradizionale, che per il soggetto in questione avrebbe un costo molto più alto, anche se interamente deducibile: 57.750 euro).
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Fondo pensione e stipendio lordo 20 mila
Il quadro cambia completamente se la scelta del lavoratore dovesse propendere per l’adesione a un fondo pensione di categoria, e senza riscattare gli anni di laurea. Nella simulazione elaborata da Consultique è stata ipotizzata l’iscrizione al fondo pensione di categoria Cometa con il versamento del TFR, del contributo minimo volonario (1,2%) e del contributo datoriale (2%). Nell’ipotesi dell’uomo, che ha iniziato la sua vita lavorativa con uno stipendio lordo di 20mila euro, si accederebbe alla pensione con un tasso di sostituzione che oscilla tra il 99% dell’ultimo stipendio netto, se si è scelto di aderire alla Linea Sicurezza del fondo Cometa, e il 103,97%, se si è scelto di aderire alla Linea Crescita. “Nel primo caso, oltre alla previdenza pubblica, il soggetto percepirebbe anche una rendita vitalizia da previdenza integrativa pari a 4.707 euro netti annui – puntualizza Paola Ferrari, Cfa e analista dell’Ufficio Studi e Ricerche di Consultique –. Nel caso della Linea Crescita del fondo Cometa, invece, la rendita vitalizia annua sarebbe di 5.732 euro”.
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Fondo pensione e stipendio lordo 35 mila
Nella simulazione sul profilo donna, che ha iniziato a lavorare nel 2007 e che oggi ha uno stipendio lordo di 35.000 euro, Consultique ha preso in considerazione l’adesione al fondo di categoria Fonte (per i dipendenti del terziario), con il versamento del Tfr, del contributo minimo volontario (0,55%) e del contributo datoriale (1,55%). In questo caso, la donna andrebbe in pensione con un tasso di sostituzione che oscillerebbe tra l’89,49% dell’ultimo stipendio netto, se si è scelto di aderire alla “linea garantita” (la rendita vitalizia da previdenza integrativa ammonterebbe a 3.192 euro all’anno), e il 92,50%, se si è scelto di aderire alla “linea dinamica” (rendita vitalizia integrativa annua di 4.043 euro).
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In pensione senza riscatto né previdenza complementare
Le ipotesi per uomo e donna di pensione senza riscatto né previdenza complementare.
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