Oltre 6,5 milioni di anziani a rischio I medici: mani legate dalla privacy
PAOLO RUSSO
Come previsto la “flash survey” a cura dell’Iss ha certificato che la variante Delta sta dilagando anche in Italia, superando il 20% di incidenza rispetto al totale dei casi Covid. Ma si tratta di una fotografia vecchia di 10 giorni, scattata sui sequenziamenti a campione del 22 giugno. La mutazione B.1.617.2 però corre veloce, come ci ha insegnato l’esperienza britannica, dove da giorni si viaggia al ritmo di circa 28mila ma con un numero di morti contenuti intorno alla ventina. Merito di una campagna vaccinale che ha già protetto con due dosi dalla Delta il 63% della popolazione adulta, mentre da noi ad aver completato il ciclo di immunizzazione è il 35,6% degli over 12, ossia 19 milioni e 233mila persone.
Letto al contrario significa che oltre 41 milioni di italiani sono esposti a rischio di infezione da variante o perché non vaccinati proprio o perché coperti con una sola dose, che si è dimostrata essere facilmente perforabile dalla mutazione ex indiana. E a preoccupare di più è il fatto che questo rischio lo corrono ben 6 milioni e 672mila over 60, i più esposti al pericolo di finire in ospedale o peggio ancora. Di questi 3 milioni e 752 mila appartengono alla fascia 60-69 anni, 2 milioni e 387mila a quella 70-79 e 533mila agli ultraottantenni. Numeri che fanno capire come in questo momento la Delta abbia in Italia ancora terreno fertile per far incrementare ricoveri e decessi.
Per questo la parola d’ordine è accelerare con le vaccinazioni. Facile a dirsi meno a farsi, come denuncia il governatore piemontese Alberto Cirio. «Stiamo facendo di tutto per recuperare alla campagna vaccinale gli over 60 ancora non immunizzati. Abbiamo fatto open day dedicati a loro, lasciamo libertà di scelta del vaccino da somministrare, ma c’è bisogno di un’opera di persuasione porta a porta che purtroppo non possiamo fare per via delle norme sulla privacy, che non ci consentono di individuare e contattare chi non si è vaccinato». Paradossi che il presidente del Piemonte, con oltre 200mila over 60 non immunizzati, chiede al governo di risolvere al più presto.
Sempre per motivi di privacy continuano ad avere le mani legate i medici di famiglia. «La struttura commissariale -spiega Vincenzo Scotti, segretario nazionale del loro sindacato, la Fimmg- sta esaminando gli aspetti legati alla riservatezza dei dati per consentirci finalmente di utilizzare il software che abbiamo messo a punto, sia per individuare i pazienti più fragili che quelli già immunizzati che è inutile andare a contattare». Uno strumento che potrebbe facilitare la campagna di sensibilizzazione sugli over 60 fino ad oggi adottato solo dalla Campania. Tra l’altro con buoni risultati. Eppure i medici di famiglia, a detta di Speranza e dello stesso Figliuolo, in questa fase possono fare la differenza, perché fuori dai radar della campagna non ci sono soltanto i circa 3 milioni dai 60 anni in su che non hanno nemmeno una volta mostrato il braccio.
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