Vaccini, poche dosi, le Regioni frenano. Nuove prenotazioni a rischio
Il taglio delle forniture a luglio — del 5% su base nazionale — dei vaccini a Rna messaggero come Pfizer e Moderna, gli unici ammessi per gli under 60. L’irrilevanza del monodose J&J che viene usato per sole 4mila somministrazioni al giorno. L’uso ormai marginale di AstraZeneca confinato agli over 60. E le nuove adesioni, soprattutto nelle fasce a rischio di letalità da Covid, che proseguono col contagocce. Così alcune grandi regioni stanno ri-orientando le agende vaccinali perché Pfizer e Moderna ormai veleggiano all’80% delle somministrazioni e il rischio è che si verifichi un disallineamento tra l’offerta di preparati e le richieste dei vaccinandi. La campagna rallenta, quindi, ma si veleggia sempre sulle 500mila dosi al giorno.
Ogni Regione cerca una strategia. Il Lazio ha segnalato la necessità di far slittare le somministrazioni delle prime dosi di una o due settimane interrompendo le nuove prenotazioni. La Campania segnala una flessione del 38%, ritenuta eccessiva dalla struttura commissariale, sugli approvvigionamenti di luglio. Per questo è diventata prevalente la somministrazione dei richiami, ormai al 90% delle punture, e il contestuale slittamento delle prime dosi. L’Emilia-Romagna sta decidendo lo stop alle prenotazioni fino al 15 agosto per la fascia tra i 20 e i 59 anni: «C’è scarsità di dosi», spiega il presidente Stefano Bonaccini.
La Toscana ha deciso di sospendere le prenotazioni per agosto e settembre per almeno una settimana fino a quando non avrà dati certi sulle forniture. L’Umbria ha sospeso le somministrazioni delle prime dosi. Scelta analoga della Puglia che ha spostato tutte le prenotazioni per gli under 50 di almeno una settimana. La Lombardia al momento resta alla finestra rassicurata dal milione di dosi promesse da Figliuolo ad agosto. Quel che è certo, e lo ha ripetuto anche il generale Figliuolo, è che la campagna rallenterà assestandosi però sulle 500mila punture quotidiane, media leggermente al di sotto delle ultime settimana quando abbiamo superato in diverse giornate le 600mila.
La riduzione delle forniture incide però solo sulle agende di alcune regioni. Di quelle, tra le maggiori per popolazione residente, che le hanno programmate senza calcolare lo stop ad AstraZeneca per gli under 60. L’ipotesi è che alcune abbiano fatto un passo più lungo della gamba e ora si trovino a sospendere le punture per il rischio di trovarsi a corto di fiale per i richiami che invece hanno tempistiche dettate dai dati di copertura dal rischio infezione da Covid.
Preoccupa il rapporto settimanale del commissario Figliuolo reso noto venerdì: le fasce più a rischio, quelle dai 60 anni in su, procedono troppo a rilento nella vaccinazione. Tra il 25 giugno e il 2 luglio sono state somministrate dalle regioni solo 9.173 prime dosi agli over 80 con 345.390 persone senza alcuna copertura. Una platea a rischio soprattutto quando la variante Delta diventerà prevalente, entro fine estate. Nella fascia 70-79 nelle ultime due settimane solo in 70mila hanno ricevuto la prima dose. Sono scoperti ancora in 781mila. Tra i 60 e i 69 anni, fascia in cui la letalità colpisce, nello stesso periodo vaccinati in prima dose 160mila persone, ma in oltre 1,4 milioni non sono ancora stati intercettati.
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