In montagna anche la via più facile può diventare un inferno bianco

Nelle migliaia di scalate che ho fatto sulle Alpi e in Dolomiti, mi è capitato sovente di finire in una bufera e di dover scegliere il da farsi. E con i miei compagni di cordata non ero certo in posti facili. Ricordo quanto ci accadde sulla parete ovest del Putia (in Alto Adige, nel Parco delle Odle, tra le valli di Funes e Badia, ndr) eravamo stati investiti da un temporale, l’acqua ci entrava dal collo e usciva dalle scarpe. Verso sera si mise a nevicare e la parete divenne ghiacciata. Ancora, con mio fratello Gunther, sulla parete nord del Pelmo (Dolomiti di Zoldo, nel Bellunese, ndr) fummo investiti da una bufera, non vedevamo più nulla. In entrambe le occasioni la soluzione fu scendere nel più breve tempo possibile, sfuggire a quella furia. Se non l’avessimo fatto o se qualcosa ce lo avesse impedito, le nostre possibilità di sopravvivere sarebbero state prossime allo zero. Ma per sfuggire al pericolo del Whiteout, come dicevo, occorre esperienza. Bisogna ricordarsi che qualsiasi montagna, come la Luna, ha una faccia nascosta. Ed è selvaggia.
[testo raccolto da Enrico Martinet]

LA STAMPA

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