L’Italia piace agli investitori. Guai a deluderli

di DAVIDE NITROSI

È il momento giusto per avere fiducia e investire in Italia. Le parole di Jamie Dimon, il ceo di JP Morgan (la più grande banca al mondo per capitalizzazione di mercato, oltre 400 miliardi di dollari) suonano come l’annuncio di una nuova stagione per il nostro Paese. Almeno potenzialmente, l’Italia è avviata sulla strada di una crescita inattesa. Il mondo ci crede. A fare da carburante – e Dimon lo ha detto chiaramente in un’intervista al Sole 24Ore – è la fiducia generata dalla presenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Si dice che la credibilità internazionale dell’ex presidente della Bce illumini di luce riflessa anche il sistema Italia. 

Ma non è solo la sua designazione a premier che ha spinto in alto la fiducia internazionale verso l’Italia. Avere SuperMario alla guida del governo ha enormemente rafforzato i pilastri già presenti. Nel 2020, in piena pandemia, il numero di investimenti diretti in Italia è aumentato del 5%, si legge nell’EY European Actrativness Survey. Il segno positivo non è scontato: in Spagna, Germania, Olanda e Francia gli investimenti esteri sono calati. L’Italia ha recuperato attrattività, tuttavia ancora solo il 2% degli investimenti diretti in Europa arriva nel nostro Paese. Troppo pochi. Le parole di Dimon confermano una tendenza avviata, ma ci fanno capire che l’Italia non può perdere questa occasione. Nel report di EY, gli investitori stranieri dicono che hanno scelto l’Italia per “il know how tecnico” e per la “qualità del capitale umano”. Due punti di ecellenza che si sintetizzano in una parola: formazione. La scuola è la pietra d’angolo per attirare investimenti e fare crescere il Paese.

Draghi non fa miracoli, potremmo dire che è un facilitatore: il resto dobbiamo mettercelo noi. Si torna ai cosiddetti compiti a casa. Le riforme. Prima fra tutte quella della burocrazia, la principale criticità sottolineata dagli investitori stranieri. Peggio delle carenze infrastrutturali. La strada della semplificazione non ha scorciatoie. Le imprese e i grandi fondi stranieri punteranno sull’Italia solo se vedranno cambiare in meglio il Paese. E questa è una buona notizia, perché una burocrazia snella ed efficace non fa bene solo a JP Morgan o ai colossi cinesi e americani, ma migliora la vita di ogni italiano. A patto che sia vera riforma e non una mano di vernice.

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