Renzi vuole dire sfiducia
Federico Geremicca
La ricerca del compromesso tra partiti e movimenti di ispirazione diversa è da sempre una delle vie attraverso le quali la politica prova a governare i problemi che, di volta in volta, le si parano di fronte. Tentare una intesa tra parti anche distanti – dunque – non è né uno scandalo né una novità, ma per realizzarsi necessita di una pre-condizione che da tempo (almeno qui da noi) si è trasformata in merce rara: e cioè un sentimento di reciproca fiducia tra le parti chiamate al confronto.
Al di là dei problemi di dettaglio e di merito – francamente risolvibili, stando alle pubbliche dichiarazioni – sembra essere proprio questa la questione che emerge con sempre maggior nettezza dal confuso dibattito sul disegno di legge Zan: nessuno si fida di nessuno, ognuno attribuisce all’altro intenzioni diverse da quelle dichiarate e così il caos è diventato massimo. In questa cornice, l’ingresso in campo di Matteo Renzi si è trasformato – e non poteva che essere così – in un poderoso moltiplicatore di sospetti.
L’ex segretario del Pd, infatti, è intervenuto per lanciare un allarme che, sollevato da lui, è apparso quanto meno singolare: cerchiamo un compromesso con le forze di centrodestra – ha sostenuto – perché i voti per approvare il ddl Zan al Senato potrebbero non esserci. L’allarme sembra singolare per una doppia ragione: intanto perché, sulla carta, i voti per dare il via libera alla legge ci sono anche a Palazzo Madama (a condizione, naturalmente, che Italia Viva sostenga il provvedimento…) e poi in considerazione del fatto che alla Camera i deputati renziani hanno già compattamente votato sì al testo in discussione. Cos’è cambiato da allora? E perché Renzi avverte il centrosinistra del rischio di defezioni in caso di voto segreto al Senato? L’interpretazione che il Pd offre della mossa dell’ex premier è univoca e netta: vuole semplicemente affossare la legge, è un altro passo di avvicinamento al centrodestra (concetto che Massimo Cacciari, in una intervista a La Stampa, sintetizza più o meno così: Renzi non ci prova nemmeno più a sembrare un leader di sinistra). Ma anche Lega e Fratelli d’Italia sembrano prendere con le pinze la mossa renziana: che cosa ha in testa e dove vuole arrivare?
Pages: 1 2