Ddl Zan, battaglia in Senato il 13 luglio: scontro tra Pd e Lega

Alessandra Arachi

Alle sei del pomeriggio ieri è arrivato l’ok dell’aula del Senato: la discussione sul ddl Zan comincerà martedì 13 luglio. Sembra poco, eppure per arrivare a fissare questa data ci sono volute in questi giorni tre riunioni dei capigruppo e appelli dell’ultimo minuto, persino dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati.Il testo che arriverà in aula tra una settimana è quello approvato a novembre dalla Camera e sul quale Forza Italia e la Lega, e, negli ultimi giorni anche Italia viva, hanno cercato di fare modifiche. Chiedendo altro tempo per portare in aula un testo condiviso, generando un acceso dibattito.

Un dibattito che ha visto contrapposte in aula anche le forze del centrosinistra con Davide Faraone, Italia viva, che ha appoggiato l’operato del presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, chiedendo al «Pd di tornare in sé». E, fuori dall’aula, con il leader leghista Matteo Salvini che ha fatto apprezzamenti sulla «mano tesa» del leader di Italia viva Matteo Renzi. Fuori dall’aula anche la voce chiara e forte del segretario dem Enrico Letta, rivolta implicitamente a Renzi: «Calendarizzato il ddl Zan, quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora in trasparenza, e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo».

In aula, poco prima del voto del calendario, è stata la capogruppo di Forza Italia, Annamaria Bernini a tentare l’ ultima carta chiedendo «qualche giorno in più per arrivare ad un testo condiviso e non affrettato», appoggiata subito dopo da un intervento nel merito della presidente Casellati: «Invito alla riflessione perché non si dica che in questa aula rinunciamo al dialogo per la differenza di una settimana». L’aula non ha accolto l’appello e Simona Malpezzi, capogruppo dem, ha ricordato come l’iter del ddl Zan è stato tutto tranne che affrettato visto «che è in commissione da sette mesi». La stessa osservazione fatta da Alessandra Maiorino, M5s, che ha ricordato come i Cinque stelle avessero pronte dal 4 maggio le firme necessarie per chiedere la procedura d’urgenza.

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