La lite social con i Ferragnez, una nemesi per Matteo

Il match Renzi-Ferragnez, quindi, è soltanto l’ultima pagina di una politica pop sempre più mediatizzata in cui le barriere sono cadute da tempo, e si sconfina “allegramente” alla ricerca dell’obiettivo fondamentale, che è di tipo rigorosamente quantitativo. Un like non corrisponde precisamente a un voto (e men che meno a uno ponderato), ma sempre e comunque di costruzione del consenso si tratta per la campagna elettorale permanente di un partito (specie se non baciato dalla fortuna nei sondaggi). Così come certe forme di impegno civico degli influencer, a volte, danno l’impressione di essere l’equivalente della voce «allargamento del mercato» di un business plan, o di risultare ispirate da una forma opportunistica di marketing.

Nel frattempo ci tocca così assistere pure all’«istituzionalizzazione» di Instagram, diventato la “Quinta” o “Sesta Camera” (ormai si è perso il conto…). Per Renzi, boxeur e pokerista, la battaglia con i Ferragnez è una sorta di «piatto ricco, mi ci ficco», ancor più perché alla vigilia dell’uscita di un libro (e il suo fiuto autopromozionale oramai sopravanza parecchie altre cose che sarebbero più opportune per chi fa politica). Ma dire – come ha fatto Ferragni – «che schifo che fate politici» suona effettivamente come uno slogan populista (e pure, giustappunto, un po’ qualunquista). E, difatti, c’è chi scommette che il marito Fedez stia scaldando i muscoli per inserirsi nel vuoto politico lasciato da un grillismo prossimo alla smobilitazione.

LA STAMPA

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