Giovanni Maria Flick: “È un’ottima riforma ma non funzionerà i pm abbandonino lo spirito missionario”
In che senso?
«Ma
non ci si rende conto che i due frutti che dovrebbe generare l’albero
della giustizia, la ragionevole durata del processo e la ragionevole
prevedibilità dell’esito, sono rinsecchiti? Che il terzo frutto, la pena
e la sua esecuzione, è marcito come ci siamo finalmente accorti a Santa
Maria Capua vetere (e non solo lì)? Non si può continuare a
stiracchiare i principi per arrivare a esprimere posizioni di potere. In
uno slogan: più umiltà e meno autoreferenzialità».
Della riforma della prescrizione che cosa pensa?
«Mi
rifiuto di entrare in un ginepraio di tecnicismi elaborati solo per
nascondere o attenuare contrasti politici di fondo. La politica usa la
prescrizione come strumento di lotta. Ostenta un’infastidita
indifferenza ai problemi della giustizia, salvo quando può
strumentalizzarla a fini di parte».
La riforma del Csm è indietro perché più difficile?
«A
parità di metodo, a differenza della commissione Lattanzi, da quella
sull’ordinamento non è venuto fuori granché. Resto convinto che
l’apertura dei consigli giudiziari agli avvocati sia sacrosanta, purché
abbiano diritto di voto, e che gli illeciti disciplinari dei magistrati
non debbano essere valutati da altri magistrati, ma da un’alta corte
esterna al Csm».
È realistico l’obiettivo di ridurre i tempi dei processi del 25%?
«Vent’anni
fa, quando provammo ad abbattere l’arretrato, verificammo che in pochi
mesi si ricreava come prima. Quindi se non si cambia cultura incidendo
prima di tutto sugli spigoli autoreferenziali, tutto è inutile».
È una delle condizioni per accedere ai fondi europei.
«Giusta esigenza, ma non vorrei che si dimenticasse che la giustizia non è solo questo. Pensiamo molto all’economia, meno all’umanità. Restituire i soldi europei sarebbe doloroso, ma possibile. Ma come si restituisce la dignità ai detenuti di Santa Maria Capua Vetere?».
LA STAMPA
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