Giustizia, perché questa riforma di sistema mette fine ai processi lumaca

Vladimiro Zagrebelsky

Le proposte che la ministra Cartabia ha ieri portato all’esame del Consiglio dei ministri sono di largo respiro e giustamente si intitolano alla riforma della giustizia penale e non del solo processo penale. Sono infatti interessati aspetti del processo penale e del diritto penale sostanziale, in particolare del sistema sanzionatorio. Finalità, limiti, garanzie costituzionali operano in ognuno di questi settori della materia penale. E vi sono soluzioni processuali (come patteggiamento, giudizio abbreviato), che comportano conseguenze sulla quantificazione della pena, così che diviene perfino difficile segnare i confini tra diritto e processo penale. Pregio del testo in discussione è dunque quello di considerare e incidere su ognuno di essi.

Il dibattito politico e i contrasti esposti alla opinione pubblica si sono concentrati sul tema del regime della prescrizione dei reati, in una realtà di patologica -anche se sistematica- troppo lunga durata dei procedimenti. Le posizioni che si sono scontrate hanno a lungo impedito l’esame di soluzioni ragionevoli, rispettose di diverse esigenze di principio, riguardanti i limiti del diritto dello Stato di punire, il diritto degli accusati di non esser considerati colpevoli fino alla condanna definitiva e a una durata ragionevole del processo, le conseguenze insuperabili del rispetto dei diritti che rendono equo il giudizio. La soluzione portata all’esame del Consiglio dei ministri, frutto della negoziazione politica, non sembra quella preferita dalla Commissione Lattanzi. Se diverrà legge, saranno i risultati ad offrire il metro per valutarla. Superate ora, come pare, le difficoltà politiche in Consiglio dei Ministri, si può sperare che il tema della prescrizione non continui a lasciare in ombra i tanti altri aspetti della riforma elaborata dalla Commissione Lattanzi. Anche se non tutte le proposte formulate dalla Commissione sono state portate all’esame del Consiglio dei Ministri, essi, tutti insieme, rappresentano un importante ed organico intervento riformatore. Le proposte vengono formulate come emendamenti al testo già in Parlamento, presentato dal precedente governo. In realtà, con aggiunte, eliminazioni e modifiche si propongono riforme di ben altro respiro, per ampiezza e per ispirazione culturale. Si vede il congiungersi delle indicazioni che la ministra Cartabia espresse nella sua prima esposizione delle linee programmatiche in Parlamento, con l’esperienza e professionalità proprie della Commissione Lattanzi.

La questione della durata dei procedimenti penali è in Italia gravissima, come quella dei processi civili. Da tempo e ripetutamente se ne sono discusse cause e conseguenze. Ora pesano anche i richiami -anch’essi ripetuti- che vengono dalle sedi europee di cui l’Italia è parte: l’Unione europea anche con il grande progetto di finanziamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e il Consiglio d’Europa con la Corte europea dei diritti umani per gli aspetti che riguardano il diritto fondamentale all’equo processo di durata ragionevole. Le proposte che sono state elaborate dalla Commissione ministeriale ne tengono conto, così come considerano le esperienze di altri Stati europei, con un’attenzione non usuale ai suggerimenti che vengono dalla comparazione giuridica.

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