Il passo indietro dei 5 Stelle

MARCELLO SORGI

A leggere il rapporto del commissario europeo sulla Giustizia Reynders si capisce subito perché l’Europa attenda al passo l’Italia, che in questo settore è uno dei fanalini di coda dell’Unione. In pessima compagnia con Polonia e Ungheria, quanto a scarsa indipendenza dei giudici e a tempi inverosimilmente lunghi dei processi. E priva di credibilità perché negli ultimi trent’anni s’è sempre impegnata ad affrontare i problemi del proprio apparato giudiziario, mentre in pratica ha fatto il contrario: vedi appunto l’abolizione della prescrizione, che ha istituito la figura dell’imputato a vita, voluta dall’ex-ministro Bonafede. Stavolta la Commissione non si accontenterà di parole, vincolando, come ha fatto, l’erogazione dei fondi del Pnrr all’effettiva realizzazione di una serie di riforme, tra le quali, in prima fila, è appunto quella della giustizia, penale e civile. È la ragione per cui ieri Draghi ha voluto che le proposte della ministra Cartabia in Consiglio dei ministri avessero il sigillo dell’intero esecutivo, chiudendo a un certo punto il tormento dei ministri M5S, trascinatosi fino a un minuto prima della seduta a Palazzo Chigi.

Per i 5 stelle rinunciare alla Bonafede, senza neppure passare per il voto degli iscritti, è il passaggio più doloroso dei tanti vissuti negli ultimi anni in conseguenza delle responsabilità di governo: dopo Tav, Tap, Ilva, per citare i rospi più grossi ingoiati finora, sarebbe troppo lungo da citare l’elenco dei sacrifici celebrati sull’altare della mutazione genetica, da movimento populista di opposizione frontale alla politica, ai partiti e al sistema politico dei compromessi a principale partito di governo di questa legislatura. Consapevole di ciò, la Cartabia ha fatto il possibile per rendere più accettabile il progetto di riforma all’ex-ministro Guardasigilli pentastellato, che in cuor suo non l’ha mai condiviso e ha provato a resistere con Conte, trovando invece in Di Maio un atteggiamento più disponibile e realista. Così, nel testo che arriverà in Parlamento, la non-prescrizione è stata limitata al primo grado di giudizio; resa invece inevitabile per i processi che si dilungano troppo nel secondo e nel terzo grado (Cassazione) e dovranno invece avere durate prestabilite per non decadere, con eccezioni da discutere e relativo allungamento dei termini solo per i reati di corruzione, concussione e contro la pubblica amministrazione. Malgrado questo, il boccone è rimasto amaro da digerire per il Movimento, peraltro ancora afflitto dalle sue divisioni e dalla diatriba Grillo-Conte.

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