Cartabia: «La riforma della giustizia? Non è solo un compromesso, ma rispetto della Costituzione»
di Giovanni Bianconi
La ministra Marta Cartabia
Ministra Marta Cartabia, quanto è stato complicato trovare l’accordo sulla riforma della giustizia penale?
«Sono
state settimane di continui colloqui. Il fatto però che il Consiglio
dei ministri abbia approvato il progetto all’unanimità è stato un
traguardo importante. Raggiunto nell’ultimo miglio, anche grazie alla
determinata guida del premier che lo ha sostenuto con convinzione. Molti
si erano detti increduli o scettici sulla possibilità che questo
governo potesse farcela laddove altri erano caduti, compreso l’ultimo.
La giustizia da anni è il tema più divisivo in Italia, e le forze
politiche dell’attuale maggioranza hanno sensibilità opposte e molto
infiammate. Che si sia riusciti ad approdare ad un testo condiviso e comunque incisivo rende il traguardo ancora più significativo».
Qual è stato il passaggio più complicato della trattativa?
«Indubbiamente
la prescrizione, come era facile prevedere. Gradualmente, in questi
mesi le diffidenze e le distanze tra cosiddetti giustizialisti e
garantisti si sono accorciate. E questo testo riflette l’apporto di
tutti.Le resistenze residue emerse nel Consiglio dei ministri sono nate
da esigenze politiche, e non da considerazioni sul merito».
Ma proprio per questo, lei confida davvero che in Parlamento i partiti rispetteranno l’impegno di non darsi battaglia?
«Ripartiamo dai fatti. Il primo giorno di questo governo tutte, dico tutte le forze politiche di maggioranza, compreso il M5S, hanno sottoscritto un ordine del giorno
impegnandosi a modificare la riforma del 2019 ch peraltro era animata
dal giusto obiettivo di limitare la prescrizione dei reati e dei
processi, troppo frequente in Italia. Ma lo ha fatto con un intervento a
detta di molti, e anche mio, sbilanciato: trascurando il diritto degli
imputati alla ragionevole durata del processo, che è un principio
costituzionale e di civiltà giuridica. È vero che il Greco, organo
anticorruzione del Consiglio d’Europa, ha richiamato l’Italia per l’alto
numero di prescrizioni, ma l’Italia è anche, e di gran lunga, il Paese
col più alto numero di condanne della Corte europea dei diritti
dell’uomo per violazione della ragionevole durata del processo: 1.202
dal 1959 ad oggi; al secondo posto c’è la Turchia, doppiata, con 608. Su
temi così importanti e complessi, bisogna avere l’onestà intellettuale
di leggere i dati nell’insieme. Quanto alla lealtà futura, le forze
politiche conoscono bene gli impegni presi con l’Europa e le scadenze.
Mi auguro che il senso di responsabilità dimostrato da tutti i ministri
prevalga su ogni altra considerazione, nell’interesse del Paese».
L’ex
premier Giuseppe Conte e l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede hanno
criticato aspramente la sua soluzione, e diversi parlamentari grillini
annunciano battaglia.
«La riforma conserva l’impianto
della prescrizione in primo grado della legge Bonafede: chi l’aveva
allora proposta potrebbe ritenersi soddisfatto. È stato confermato il valore di quell’intervento per arginare il fenomeno delle troppe prescrizioni; un processo che finisce nel nulla è davvero un fallimento dello Stato, su questo io sono la prima ad essere d’accordo, come ben sa Alfonso Bonafede che in queste settimane ha avuto un’interlocuzione costante con il ministero.
Tuttavia non si poteva evitare di correggere gli effetti problematici
di quella riforma. Per questo abbiamo stabilito tempi certi e
predeterminati per la conclusione dei giudizi di appello e Cassazione.
Giudizi lunghi recano un duplice danno: frustrano la domanda di
giustizia delle vittime e ledono le garanzie degli imputati. La riforma
proposta vuole rimediare ad entrambi questi problemi. Non è un banale
compromesso politico, è ispirata al bilanciamento tra quelle due
esigenze: fare giustizia, nel rispetto delle garanzie. Questo è ciò che
ci chiede la Costituzione: bilanciamento fra principi, proporzionalità
tra valori, equilibro tra esigenze in conflitto. E quando si parla di
giustizia ritengo che l’equilibrio sia una virtù, non un demerito».
Qualcuno ha già paventato rischio per il processo per la strage del ponte Morandi…
«Non c’è ragione di preoccuparsi. Intanto questa disciplina si applicherà per reati commessi dopo il 1° gennaio 2020,
gli stessi a cui si applica l’attuale legge sulla prescrizione. Ma
soprattutto, la riforma prevede che i processi per reati gravi e
complessi abbiano garanzie e tempi più lunghi per celebrare ogni grado,
con la possibilità di proroghe. E sa a Genova in quanto tempo si
celebrano, mediamente, in appello i processi? Meno di due anni. A Roma,
l’appello di un caso complesso come “Mafia capitale” è stato celebrato
in poco più di un anno. La Cassazione ha impiegato ,eno di un anno per
la pronuncia sulla strage di Viareggio».
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