Il pressing del G20 sui paradisi fiscali: “Sì alla global tax”
L’obiettivo è chiudere l’accordo entro il prossimo vertice di ottobre, in modo da poter introdurre già dal 2023 un prelievo minimo – finora si è parlato del 15% – a carico delle multinazionali. Il gettito complessivo potrebbe superare i 100-150 miliardi di dollari da spartire tra tutti i paesi. «Tutte risorse utili per ridurre il molto debito accumulato per combattere la crisi sanitaria e quella finanziaria» commenta il ministro tedesco dell’economia Olaf Scholz. Secondo il francese Bruno Le Maire «bisogna essere ambiziosi» e quindi la nuova tassa globale dovrebbe andare «oltre l’aliquota del 15%».
Quanto alla carbon tax, mentre la Yellen chiede di «fare attenzione ai contrasti ed evitare frizioni tra paesi», sempre la Francia propone di introdurre un prezzo minimo globale per le emissioni di Co2, che «potrebbe essere un ottimo punto di partenza per far sì che tutti i paesi del G20 si impegnino sulle emissioni», posto che al momento non è possibile avere un prezzo unico globale.
Il nodo carbon tax
Un prezzo lo fissa la direttrice generale del Fondo monetario, Christalina Georgieva: «Per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero al 2050 – la buttà lì – è indispensabile raggiungere almeno i 75 dollari per tonnellata contro i 3 di oggi». Secondo Franco la «posta in gioco è molto alta: avremo bisogno di strategie di mitigazione e adattamento, del supporto delle politiche fiscali. Non sarà facile da un punto di vista economico e fiscale. Sarà costoso e difficile, soprattutto per alcuni gruppi, aziende e comunità, ma non c’è scelta».
LA STAMPA
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