Conte tira e non strappa. Ma M5S è ormai logoro
Giuseppe Conte si muove sul suo terreno, quello della giustizia. “Non canterei vittoria”, ironizza, quasi a voler ridicolizzare e sfidare i ministri grillini soddisfatti invece per l’accordo raggiunto ieri con il ministro Marta Cartabia sulla reintroduzione della prescrizione. Parte da qui l’ex premier che in ogni sua uscita divide ulteriormente i pentastellati, in un momento di grande incertezza, in cui M5s è politicamente allo sbando, senza guida. Talmente senza rotta che c’è chi inizia a parlare di fuga dal governo, e non è più solo Alessandro Di Battista a farlo. Conte però non strappa, anche se appare lontano un accordo con Beppe Grillo che possa portarlo alla guida del Movimento. Il tema della giustizia non è altro che la riprova. L’aspirante leader e il Garante si trovano di nuovo l’uno contro l’altro, con il secondo che ha sbloccato l’impasse dicendo ai ministri M5s di votare la mediazione Cartabia provocando così l’ira di Conte. Sul fronte interno si lavora a un’intesa sul nuovo Statuto, ma c’è il rischio che fallisca ancora una volta. Di certo servirà altro tempo.
Il nuovo caos giustizia porta all’ennesima resa dei conti, un’assemblea urgente dei senatori e dei deputati che si terrà domenica. Tutto questo rallenta il lavoro dei sette saggi che devono stilare il nuovo Statuto M5s. “Siamo così disperati che faremo riunione alla vigilia della finale degli Europei, dopo che da giorni chiediamo di parlare della riforma del processo penale”, commenta un deputato amareggiato. Il timore tra chi sta lavorando alle nuove regole è uno solo: “Conte sta facendo il suo solito gioco. Alzare la posta per ottenere di più. E sulla giustizia vuol far vedere quante persone ha dalla sua parte”. Insomma, l’ex premier va alla conta.
L’avvocato non sta fermo, contatta e arruola le sue truppe contro il governo e contro tutti coloro che ieri hanno chiuso l’accordo con il ministro Cartabia sulla reintroduzione della prescrizione. Nel mezzo, oltre a Luigi Di Maio, alla sottosegretaria Anna Macina, ci finisce anche Stefano Patuanelli, tra i fedelissimi dell’ex premier, ma ora reo di aver avallato l’intesa. Da questa mattina i sodali di Conte dal canto loro pubblicano in batteria post sui social e comunicati stampa contro le modifiche alla riforma targata Bonafede, passate ieri in Consiglio dei ministri con il benestare anche dei 5Stelle. La bandierina dell’esecutivo Conte II è stata abbattuta e l’ex presidente del Consiglio si è messo a capo della fazione ribelle. Se resterà un partito nel partito o se invece è la premessa di una scissione lo si vedrà nei prossimi giorni. Per ora Conte tira la corda ma non strappa.
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