L’Italia regina d’Europa sfratta Sua Maestà da Wembley e “vendica” di rigore un intero Continente

Davide Pisoni

L’hanno fatto davvero. Hanno colorato d’azzurro il prato di Wembley. L’Italia è campione d’Europa. Per la seconda volta, cinquantatre anni dopo la prima. Battuta l’Inghilterra ai rigori con le parate di Donnarumma, dopo che Bonucci aveva ripreso il gol lampo di Shaw. Messi in ginocchio sessantamila inglesi nel loro tempio con una lezione: i maestri siamo noi. È un altro undici luglio storico dopo il Mondiale del 1982. Il presidente Mattarella oggi riceverà al Quirinale, dopo averlo celebrato a Londra, un gruppo nato dal nulla di una qualificazione mancata alla coppa del Mondo, diventato grande passo dopo passo, con una cavalcata da 34 gare di fila senza sconfitte.

Una Nazionale plasmata da Roberto Mancini a sua immagine e somiglianza, il Ct che ci ha creduto fin dall’inizio. Ritorniamo dove ci compete vincendo la sesta delle dieci finali giocate, quindici anni dopo la notte mondiale di Berlino. È una vittoria nuova, figlia di una rivoluzione filosofica. Mancio ha ridato il pallone agli azzurri e gli ha detto: «Divertitevi». Missione compiuta in casa dei presuntuosi maestri, quelli che hanno vinto una volta sola. E poi ci sarebbe molto da discutere se loro abbiano qualcosa da insegnarci, quando spesso ci hanno chiamato per imparare a vincere. Compresi Mancini e Vialli che hanno reso grande l’Italian Job prima nei club inglesi per poi riprendersi con l’Italia sul prato di Wembley, quello che avevano lasciato 29 anni fa con la Samp. E l’Italia trascina nella festa l’Unione Europea: la coppa non finisce nelle mani di chi le ha voltato le spalle, di chi ha votato la Brexit. Grazie al capolavoro di una squadra senza fenomeni, ma forte di un gruppo unito. Così è stato di fronte all’urlo di Wembley, ai fischi indegni all’inno di Mameli, alle immagini di memoria Hooligans che hanno sporcato Londra. Tutto lavato via dalla pioggia e vendicato dall’Italia.

Dopo essersi inginocchiate per il razzismo, ecco le mosse: Mancini non cambia, Soutghate ha la difesa a tre. Due minuti e Trippier manda in porta Shaw. Da terzino a terzino. Rimaniamo come sorpresi, ma l’Inghilterra così aveva già giocato con la Germania. Per la prima volta in questo Europeo andiamo sotto. Jorginho stringe i denti, non perde la bussola. Verratti è alla sua altezza. Sterling e Kane che girano alla larga da Bonucci e Chiellini, in una sorta di doppio falso nueve. Immobile è stretto nella morsa dei tre leoni difensivi. Anche noi abbiamo un leone: Chiesa mette i brividi a Wembley. L’Inghilterra non coglie il segnale, si chiude in un catenaccio assurdo. «Sembriamo morti» dice Mancini, si sbaglia.

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