Von der Leyen: “Il mio piano per una Unione Europea a basse emissioni. Chi inquina pagherà di più”
MARCO BRESOLIN
DALL’INVIATO A BRUXELLES. Stretta tra le pressioni opposte di industria e ambientalisti, frenata dalle resistenze di alcuni governi, Ursula von der Leyen rilancia il dossier del Green Deal, rimasto in secondo piano durante l’emergenza sanitaria. «Voglio dimostrare che è possibile decarbonizzare, preservando il pianeta e al tempo stesso il benessere. Metterò tutto il mio peso e le mie forze affinché ciò accada».
Il maxi-piano che sarà svelato oggi dalla Commissione – battezzato «FitFor55» – è storico perché indica gli strumenti con i quali saranno raggiunti gli obiettivi fissati dalla legge sul Clima: azzerare le emissioni di CO2 nette entro il 2050 e ridurle del 55% entro il 2030. Cioè tra meno di nove anni. Per arrivarci, von der Leyen ha deciso di intervenire su diversi fronti, come spiega in questa intervista.
Il pacchetto sarà composto da 12 proposte legislative. Le principali: l’Ue includerà il settore del trasporto su gomma e quello del riscaldamento degli edifici nel sistema Ets per lo scambio di quote di emissioni secondo il principio «chi più inquina, più paga», imporrà dazi sull’import di prodotti realizzati in Paesi con standard ambientali più bassi, e fisserà una data definitiva entro la quale le auto con motori diesel o benzina non potranno più essere immesse sul mercato. Idealmente il 2035, anche se alcuni governi premono per consentire qualche anno di vita in più almeno ai veicoli ibridi. Le trattative sono proseguite fino alla tarda serata di ieri e per definire gli ultimi dettagli probabilmente servirà un’altra mattinata di negoziati, prima della presentazione ufficiale all’ora di pranzo. La rivoluzione verde avrà certamente un prezzo da pagare: per evitare che ricada sulle spalle delle famiglie a basso reddito, la Commissione ha deciso di istituire un Fondo sociale per il clima, che sarà finanziato con i proventi del nuovo Ets. «L’Europa sta facendo da apripista – dice von der Leyen, ricordando i 500 miliardi messi sul piatto dal bilancio Ue e dal Next Generation Eu –. Incoraggiamo gli altri Paesi a fare lo stesso».
Secondo
l’industria europea le vostre richieste sono troppo esigenti, mentre per
gli ambientalisti si tratta di misure insufficienti: chi ha ragione?
«L’economia
dei combustibili fossili ha raggiunto i suoi limiti. Gli europei
vogliono una vita più sana, posti di lavoro e una crescita che non
danneggi la nostra natura. Quindi il principio alla base del Green Deal
europeo è di sviluppare una nuova strategia di crescita che si muova
verso un’economia decarbonizzata. Abbiamo già dimostrato di poter
separare le emissioni dalla crescita economica: dal 1990 abbiamo ridotto
le emissioni del 25% mentre l’economia è cresciuta di oltre il 60%. Ho
parlato con l’industria e con le Ong e sono convinta che saremo in grado
di fare questo salto in avanti, attraverso l’innovazione e gli
investimenti».
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