Malacrida (Adecco): “Il lavoro c’è, ma mancano le competenze. Il problema non è lo sblocco dei licenziamenti, ma la formazione”
GIULIANO BALESTRERI
Quello di Gkn, la multinazionale inglese che in provincia di Firenze ha appena licenziato i suoi 422 operai con una email, è un caso limite. Certo, lo sblocco dei licenziamenti, dallo scorso primo luglio, preoccupa sindacati e lavoratori: la ripresa è costante, ma ancora debole. Tuttavia, non c’è stato il temuto “firing day”.
«Manager e imprenditori vogliono dare continuità lavorativa, è nell’interesse delle loro aziende» dice Andrea Malacrida amministratore delegato di Adecco Group in Italia che poi aggiunge: «Il decreto impatta diversamente sui settori industriali, d’altra parte anche la pandemia non ha colpito nello stesso modo ogni comparto. E adesso c’è un rimbalzo molto forte degli ordini, anche se le difficoltà non mancano. Dalle materie prime alla logistica».
La paura di sindacati e lavoratori è che le aziende per tagliare i costi, taglino i dipendenti.
In realtà, i manager stanno cercando le migliori soluzioni per accorciare i tempi d’attesa per le materie prime. E nessuno ha intenzione di rallentare. Piuttosto assistiamo a un forte incremento di contratti a tempo e di lavoro somministrato per gestire meglio la flessibilità delle commesse e quindi far fronte a situazioni contingenti. Le difficoltà ci sono e il ritorno alla normalità non è scontato.
Lei quindi non teme un aumento dei licenziamenti?
Le imprese cercano di utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione per evitarli, solo chi è davvero in difficoltà agirà in questo modo. Non credo che si licenzierà per tagliare i costi, perché il rimbalzo della domanda è potente.
Ma il lavoro c’è?
Nel primo trimestre del 2021, come Adecco, abbiamo registrato un incremento molto marcato dei contratti (oltre il 60% in più rispetto al 2020), numeri che ci hanno permesso di registrare il record storico degli ultimi venti anni. E anche nelle ultime settimane abbiamo ritoccato i numeri raggiungendo quasi 55mila lavoratori attivi nell’ultima settimana, di cui quasi la metà a tempo indeterminato
Allora qual è il vero problema?
Abbiamo ancora un grosso problema di disallineamento tra domanda e offerta e per questo abbiamo aperto le nostre filiali per circa 150/200 open day: un esempio di ciò che le aziende chiedono sempre più insistentemente e che ancora manca in molti professionisti sono le competenze digitali, diventate un requisito base dal quale non si può più prescindere. Ma più in generale è necessario lavorare sulle competenze e, in particolare, sul concetto di occupabilità, che sarà la chiave del lavoro nei prossimi mesi.
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