Malacrida (Adecco): “Il lavoro c’è, ma mancano le competenze. Il problema non è lo sblocco dei licenziamenti, ma la formazione”

Cosa vuol dire?

Sarà fondamentale fare in modo che ogni singolo lavoratore, candidato o studente venga messo nelle condizioni di formarsi, aggiornarsi ed eventualmente anche di ricollocarsi più facilmente anziché essere vincolato al suo posto di lavoro. Più rapido sarà questo switch culturale, meno evidenti saranno gli effetti negativi della “fisiologica” conclusione del blocco dei licenziamenti. Noi, per esempio, abbiamo alberghi chiusi da oltre un anno e mezzo, ma abbiamo riqualificato tutto il personale perché fosse subito occupabile in altre situazioni. Ma lo stesso vale per tanti operai che abbiamo convertito alla logistica. Per noi, questo è un aspetto cruciale.

Le politiche attive del lavoro restano un pericoloso tallone d’Achille

In realtà ci sono attività politiche virtuose a cui il governo dovrebbe guardare con attenzione. Di certo il reddito di cittadinanza così come è fa solo assistenzialismo perché non guarda al reindirizzamento sul mercato del lavoro che ha perso un milione di occupati nell’ultimo anno. Nel 2020 abbiamo creato Phyd per misurare l’indice di occupabilità e adesso la Lombardia ne sta valutando l’utilizzo per i centri per l’impiego. Alle istituzioni lo abbiamo proposto gratis, ma spesso il legislatore sembra scollato dal mercato reale.

Come si colma il divario da offerta e domanda di lavoro?

E’ fondamentale cominciare a lavorare sulla formazione dei ragazzi già dall’età scolastica, cercando di rendere il percorso di studi più in linea con le competenze che in futuro gli verranno richieste dal mercato del lavoro con cui saranno chiamati a confrontarsi. Faccio l’esempio degli Istituti Tecnici Superiori, che permettono a una media del 79% di diplomati di trovare lavoro dopo un anno dal conseguimento del titolo. In Italia abbiamo da poco superato quota 10 mila studenti iscritti agli ITS, ma è ancora troppo poco rispetto a quanto si fa nel resto d’Europa. Abbiamo bisogno di un lavoro coordinato tra scuola, mondo delle imprese e istituzioni.

LA STAMPA

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