Mario Draghi: “Degli operai Whirlpool ce ne occuperemo noi”

Italian Prime Minister, Mario Draghi, during a ceremony for players and staff of Italy's national football...
Italian Prime Minister, Mario Draghi, during a ceremony for players and staff of Italy’s national football team at Palazzo Chigi in Rome on July 12, 2021. Italy won the final of UEFA EURO 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI

Quando i tre segretari locali dei sindacati si trovano di fronte Mario Draghi sono passate poche ore dall’annuncio dell’avvio della procedura di licenziamento per i 340 lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli. La protesta, montata durante un’assemblea concitata dentro la fabbrica, è a poche centinaia di metri dal carcere di Santa Maria Capua Vetere che il premier ha appena finito di visitare. Gli operai sono arrivati in macchina con le bandiere e con la rabbia. Vogliono risposte. E Draghi le dà. Senza garantire un risultato perché – dice secondo quanto riferito dai partecipanti all’incontro – “non è nel mio stile”. Ma è una sfumatura di fronte al giudizio perentorio che dà subito dopo: il comportamento di Whirlpool è inaccettabile, uno sgarbo nei confronti del Governo e dei lavoratori. Già in serata, rientrato a Roma, contatterà il board americano per convincerlo a ritirare i licenziamenti. In alternativa si farà garante di una reindustrializzazione di alto livello e in ogni caso non lascerà i lavoratori da soli. 

Rosario Rappa, segretario generale della Fiom di Napoli, è uno dei tre partecipanti al faccia a faccia con Draghi. È lui a prendere la parola subito dopo. “Al premier – dice a Huffpost – abbiamo detto che per noi la soluzione più idonea e più semplice è convincere Whirlpool a riprendere la produzione”. Il premier aggiornerà il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e proverà a tirare su una soluzione, ma la protesta degli operai e l’incontro con i loro rappresentanti è la prima immagine della necessità di prendere le misure con un pezzo del Paese reale che in una settimana si è visto rovesciare addosso i 152 licenziamenti alla Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, i 422 alla Gkn di Campi Bisenzio e i 340 della Whirpool. Vicende diverse, ma accomunate da una serie di questioni che convergono e che sono esplose. Anche dentro al Governo. È la difficoltà di governare il passaggio dal blocco dei licenziamenti a una fase ordinaria, ma anche una lunga stagione di reindustrializzazioni fallite.

Draghi e gli operai, i sindacati che hanno cambiato strategia e registro (”È una guerra”, “arrivano gli sciacalli”, dicono i segretari della Fiom) dopo mesi di sostanziale pacificazione, l’avviso comune sottoscritto tra il Governo e le parti sociali disatteso dopo neppure una settimana, il malcontento, sempre dei sindacati, per il silenzio di Confindustria. Sono tutte immagini di una transizione disordinata. Non è solo la già delicata questione dei posti di lavoro bruciati. La fibrillazione dentro all’esecutivo è una spia di un tema molto più grande e delicato. Basta leggere un passaggio del tweet pubblicato dal vicesegretario del Pd Peppe Provenzano dopo che Whirlpool ha deciso di rifiutare la proposta del Governo di usufruire di 13 settimane aggiuntive di cassa integrazione in cambio di un impegno a non licenziare: “Non si possono accettare licenziamenti quando sono previsti ammortizzatori per accompagnare il rilancio del sito”. E fin qui tutti d’accordo visto che poco prima Giorgetti aveva definito “irragionevole” l’atteggiamento dell’azienda. I 5 stelle, che al ministero hanno la viceministra Alessandra Todde, tra l’altro delegata alle vertenze, sono ancora più agguerriti. “Non mollo io e non mollano i lavoratori”, dice Todde che rivendica di aver ricordato alla multinazionale che “lo Stato e le istituzioni si sono prese carico in questi mesi di lavorare ad un progetto industriale alternativo”. Provenzano però aggiunge: “Ma Giorgetti offra una soluzione industriale”. 

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