Covid e certificato verde: più severi per essere più liberi

Il popolo no vax merita rispetto, ma rispetto e cura sono dovuti soprattutto a chi ha deciso di vaccinarsi perché ha necessità di salire su un mezzo di trasporto, o vuole concedersi un concerto, un cinema, una partita di calcio, una cena al ristorante senza rischiare di contagiarsi. Non è giusto che a pagare il prezzo più alto in questa situazione purtroppo ancora emergenziale sia chi si è sottoposto alla vaccinazione come protezione individuale e come dovere sociale e non chi decide di non offrire il braccio all’iniezione. Il governo è al lavoro e tra poche ore o giorni sapremo i dettagli del provvedimento, ma il percorso è tracciato e ha un obiettivo dichiarato: rendere più libera l’estate e più sereno l’inverno. La linea certamente ricalcherà il modello già applicato a medici e operatori sanitari. Chi è contrario a farsi immunizzare non deve rischiare il licenziamento, ma certamente non può entrare in contatto fisico con i pazienti. Anche perché non bisogna mai dimenticare i rischi provocati dai positivi asintomatici che potrebbero trovarsi a ballare in discoteca o accomodarsi al tavolo di un ristorante, al chiuso, senza green pass o tampone in tasca e senza protezione per gli altri commensali.

In gioco c’è il ritorno ai viaggi, agli abbracci, al lavoro in presenza e alle lezioni in classe. In gioco c’è la tenuta sociale ed economica e la salute della maggior parte degli italiani. Dopo un anno e mezzo di pandemia i vaccini sono l’arma più forte che abbiamo contro il virus. Nessuno può permettersi il lusso di spuntarla.

CORRIERE.IT

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