Licenziamenti, l’onda degli scioperi. Bankitalia: più assunti che posti persi
A sua volta il leader della Fim Roberto Benaglia considera «le procedure di licenziamento aperte da diverse aziende dopo la fine del blocco dei licenziamenti come atti inaccettabili in un Paese moderno che non devono diventare un modello». «Stiamo assistendo a una violenta corsa da parte di molte aziende ad aprire procedure di licenziamento, dettate da scelte esclusivamente di carattere speculativo o di delocalizzazione. È un comportamento inaccettabile, lesivo della dignità di centinaia di lavoratrici e lavoratori coinvolti, e irrispettoso nei confronti delle istituzioni, del Governo: non siamo e non saremo disponibili ad aspettare di affrontare le crisi una ad una» dichiara invece Francesca Re David della Fiom. «Il Governo faccia rispettare gli accordi e tolga dalle mani del mercato il futuro industriale del nostro Paese. Questo è necessario se non si vuole trasformare il Pnrr da grande occasione di rigenerazione a una opportunità per le imprese di privatizzare i profitti e socializzare il debito».
Il Bollettino economico
Ad attenuare un poco le preoccupazioni circa la possibile ondata di licenziamenti in arrivo ci pensa Bankitalia. In base all’ultimo Bollettino economico diffuso ieri – che in virtù dell’accelerazione estiva rivede di nuovo al rialzo al +5,1% le stime di crescita per quest’anno – l’impatto della rimozione dei provvedimenti di blocco dei licenziamenti sarà «in larga misura compensato dalle nuove assunzioni». Secondo via Nazionale, infatti, «nel prossimo triennio le ore lavorate aumenterebbero di oltre l’11%, riportandosi alla fine del 2022 sui valori precedenti la pandemia» e «anche il numero di occupati continuerebbe a espandersi nei prossimi trimestri, tornando al di sopra dei livelli pre-crisi entro i primi sei mesi del 2023». In questo modo, secondo Bankitalia, il tasso di disoccupazione, che quest’anno aumenterà sino a toccare il 10,5%, si ridurrebbe progressivamente scendendo nel 2023 al 9,9%.
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