Ischinger: “Berlino ha perso credibilità per il Nord Stream 2”

«I Paesi dell’Est non si fidano della Germania, non credono alle sue iniziative proprio a causa dell’approccio sul gasdotto. Merkel ha ragione a imitare Biden e a volere il dialogo con Putin. Ed è giusto considerare che a reggere i fili sia la Ue. Quest’ultima deve imparare il “linguaggio del potere” per citare Ursula Von der Leyen. Ma per convincere polacchi e le altre nazioni dell’Est sulla necessità di intavolare un confronto diretto con il Cremlino, serve sbarazzarsi dei sospetti innescati dai tedeschi sul tema energetico».

Con Biden restano i dissidi sulla Cina, gli europei sono molto più realisti.

«Pechino sarà la sfida singola principale per molti anni a venire per la tenuta delle relazioni transatlantiche. Fino a 20 anni fa tedeschi e italiani, per fare un esempio, volevano vendere auto e componenti a Pechino, ma oggi il Dragone è una realtà diversa, è forte e influente. Anche per gli europei – come scritto nel documento del 2019 – la Cina è “un rivale strategico”. Ma non significa che abbiamo la stessa percezione e posizione degli Usa. Noi siamo legati a un export importante ma non abbiamo implicazioni militari, non siamo in prima linea nella difesa di Giappone e Taiwan come Washington. Dobbiamo riconoscere questa diversità per evitare frizioni. Ma con Pechino dobbiamo collaborare su molti temi, come il clima, e sfidarla su altri: serve investire sui microchip, sull’hi-tech.

L’Europa ha bisogno di unità. La Commissione Ue ha replicato alle leggi anti-gay di Polonia e Ungheria avviando le procedure di infrazione. Potrebbero sfociare in sanzioni: è la strada giusta?

«Sono scettico sulle sanzioni domestiche. Difficilmente portano risultati. Anni fa quelle contro l’Austria di Haider si rivelarono non necessarie poiché la bolla del leader ultranazionalista evaporò da sola. Preferisco atteggiamenti differenti, premiare per comportamenti virtuosi ad esempio. E poi bisogna accettare il “bad guy” e trovare il momento giusto per un accordo. Avere pazienza è fondamentale. In fondo nemmeno Orban o i leader polacchi saranno sempre al potere».

LA STAMPA

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