Giorgia Meloni e Matteo Salvini, basta litigi da quattro soldi: così la coalizione di centrodestra finisce in fumo

Stesso schema si è ripetuto a febbraio di quest’anno: coalizione che sembrava recuperata finché si è trattato di tirare giù il governo di Giuseppe Conte, ma poi ciascuno ha deciso con il suo partito l’ingresso o meno nel governo di Mario Draghi. Bisognerà pure che qualcuno senta la missione di essere leader di coalizione, capace quindi di mettere gli interessi del gruppo davanti a quelli della singola forza politica. E’ su questo tema- la vocazione di leader del gruppo che Silvio Berlusconi ebbe per tanti anni- più che sui sondaggi che si potrà verificare chi dei due campioni è più adatto alla missione. Nell’attesa però bisogna frenare queste baruffine che ringaluzziscono solo gli avversari politici e non servono a nulla.

Personalmente per altro avrei voluto un centrodestra capace di un altro metodo su vicende come quella dell’elezione del cda Rai. Magari in grado di fare unito una battaglia culturale, di proporre un’idea di televisione di Stato, di portale della informazione pubblica, di servizio da rendere a tutta la comunità degli italiani in cambio del canone da loro pagato. Qualche idea, più che qualche poltrona. Non mi piace quel che sento dire sottovoce sulla riparazione che si potrà fare alla Meloni: “con il primo giro di nomine…”. Ecco, questa non è la strada. Semmai è istituzionalmente corretto che sia l’opposizione a guidare la commissione di vigilanza sulla televisione di Stato controllando che il potere non ne faccia il suo banale megafono. Poi chissenefrega di uno strapuntino in più o in meno…

IL TEMPO

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