Cingolani: un’imboscata contro di me Ira del ministro per i veti sul Recovery

Adesso per Cingolani, determinato a «respingere lo scontro ideologico e i veti», l’attuazione del piano è a rischio. E poiché il ministro ritiene che l’emendamento abbia svelato un problema serio, lo hanno sentito affermare che a queste condizioni la sua permanenza nel governo non ha senso. Le tensioni con i 5 Stelle sono continue, sin dai primi giorni del governo di unità nazionale. Grillo rivendicò come un «grande successo» del M5S il ministero della Transizione ecologica, ma tra i parlamentari il dissenso è andato crescendo, anche perché, si sfoga un deputato, «al ministero la tecnologia si è mangiata l’ambiente». Cingolani si è sempre adoperato per tenere aperto il dialogo anche per conto del governo, ma nel M5S c’è chi soffre l’autonomia di un tecnico abituato a «fare di testa sua». Il tam tam alla Camera racconta che ieri Cingolani è andato a parlare con Grillo, per capire se l’ostruzionismo nei suoi confronti sia destinato a continuare.

I dem si tirano fuori e smentiscono un asse giallorosso Conte-Letta. Al Nazareno assicurano che l’emendamento sia «una cosa minima, senza conseguenze politiche» e che il segretario ne fosse all’oscuro, come spesso avviene per l’«attività parlamentare ordinaria». Per il Partito democratico il potere del ministro non viene intaccato, perché i due terzi di una commissione possono solo chiedergli di rivedere l’elenco delle attività destinate a viaggiare in una corsia accelerata. Resta la tensione con diversi parlamentari, vicini a Conte e non solo. L’«imboscata» in commissione avrebbe visto all’opera la deputata dem Chiara Braga, vicina a Dario Franceschini. Al governo molti ricordano lo scontro in Consiglio dei ministri e le telefonate di fuoco del responsabile della Cultura a Cingolani, sul silenzio-assenso delle soprintendenze. Ma c’è anche chi ricorda come l’onorevole Braga giorni fa abbia replicato con durezza a Cingolani, che aveva attaccato Nicola Zingaretti sui rifiuti di Roma. «E il presidente del Lazio va d’accordo con Conte…», ricorda una fonte. È in questo clima di dispetti e sospetti che il decreto Recovery arriverà in aula in settimana, per poi passare al Senato (blindato) ed essere convertito entro il 30 luglio.

CORRIERE.IT

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