Conte al confronto con Draghi. Sul tavolo anche il voto di fiducia
Il leader del Movimento oggi a Palazzo Chigi. Le (forti) distanze sulla giustizia
Draghi nelle trattative cerca di ridurre un passo alla volta le distanze dall’interlocutore, anche quello più lontano, se del caso sfruttando una battuta. Conte nei colloqui invece è avvolgente e convenevole, spesso prolisso, così da prendere anche per stanchezza chi gli sta davanti. Insomma oggi la forma sarà salva, ma nella sostanza il faccia tra il premier e l’ex premier si preannuncia un muro contro muretto. D’altronde lo stesso leader del M5S riconosce una certa disparità nei rapporti di forza politici, se è vero che alla vigilia ha definito il faccia a faccia come una sorta di duello «tra Davide e Golia». Da una parte Conte, deciso a rappresentare con parole «schiette» l’agenda del Movimento che non vuol vedere cancellate le sue riforme. Dall’altra Draghi, che considera un atto dovuto ricevere il capo di un partito della sua maggioranza e già immagina il tenore revanscista del discorso.
Sbrigate le formalità, arriverà il momento di decidere le regole d’ingaggio. E i due sulla giustizia hanno già deciso. Nel senso che l’ex premier giudica il testo della Cartabia più o meno un colpo di spugna, visto che «centocinquantamila processi rischiano di svanire nel nulla». Mentre il premier la pensa esattamente al contrario, ma si limiterà a prendere atto di quanto ascoltato perché ritiene che il modo migliore per portare a casa il provvedimento sia restare fermi: ha dalla sua il deliberato del Consiglio, dove i ministri del M5S hanno votato l’impianto proposto dalla Guardasigilli. E chissà se farà notare all’ospite che, criticando la riforma, di fatto sta sfiduciando i suoi rappresentanti al governo.
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