Conte al confronto con Draghi. Sul tavolo anche il voto di fiducia
È certo che Draghi non accetterà di mediare ancora sul testo e sulla tempistica parlamentare per la sua approvazione. Mira a far votare la riforma dalla Camera entro agosto e dal Senato alla ripresa, dopo le ferie. Ed è spiacevolmente sorpreso per il fatto che il leader del Pd abbia disatteso la linea concordata nel recente colloquio a Palazzo Chigi. Il Nazareno avrà pure la necessità di non vedere lacerato ciò che resta del rapporto con Conte e il M5S, ma chiedere alla Cartabia di cercare un nuovo compromesso è ritenuto un percorso improponibile. Perché la stessa Guardasigilli considera la riforma il frutto di una mediazione.
Il premier dà per acquisito il punto di equilibrio e non intende cercare un nuovo baricentro, altrimenti salterebbe il disarmo bilaterale concordato con gli altri partiti, pronti a rispondere con i loro emendamenti agli emendamenti dei grillini. In quel caso «più che la ricerca di una mediazione — avvisa il centrista Lupi — sarebbe un Vietnam». Per evitarlo Draghi già medita di ricorrere alla fiducia, perché a suo dire questo è «il momento delicato delle decisioni», e ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. Salvini gli ha assicurato che la Lega sarà «granitica». Renzi gli ha fatto sapere cosa farà «se Conte farà scherzi». E da un pezzo del Pd ha ricevuto garanzie che al dunque i dem si allineeranno alle scelte di governo, anche perché nel partito ieri montava il malcontento per atteggiamenti che «fatichiamo a capire».
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