Serve un obbligo per tornare liberi

Michela Marzano

Proviamo a ragionare insieme sull’obbligo vaccinale. Un passo dopo l’altro. Senza salti logici e senza argomenti di autorità. Non basta d’altronde appellarsi a qualche grande filosofo o trincerarsi dietro alcune citazioni – saltando magari allegramente da Cicerone a John Stuart Mill o da Aristotele a Spinoza – per avere ragione. Spesso, per mostrare a qualcun altro che ha torto, è sufficiente individuare lo scopo che ci si prefigge, e provare a capire come lo si possa raggiungere nel miglior modo. Tanto più che sullo scopo da raggiungere sembra esserci unanimità: credo che non esista nessuno che non desideri tornare il più velocemente possibile alla normalità, ossia alla possibilità di andare al cinema, al ristorante, al bar, a spasso con gli amici, a una festa, in vacanza, a scuola e via di seguito, senza doversi porre il problema della capienza di un locale, dell’affollamento di un autobus o di un treno, dei gesti barriera, della mascherina, dei baci o degli abbracci. Una vita libera, quindi. Anche se, quando si parla di libertà umana, si parla sempre di libertà condizionata, visto che siamo esseri limitati e non onnipotenti e che, avendo un corpo, siamo sottomessi alle leggi della gravitazione, non possiamo cancellare la temporalità, e tutto ciò che diciamo o facciamo ha delle conseguenze non solo sulla nostra esistenza, ma anche sull’esistenza altrui.

Ma se lo scopo unanime è quello di tornare il più rapidamente possibile alla normalità, allora la questione che si pone riguarda il come e non il perché. Il che semplifica ulteriormente il problema, anche semplicemente perché i veri dilemmi riguardano per lo più le finalità e le giustificazioni dei nostri comportamenti: si può non concordare sul fatto che il valore cardine della vita sia l’uguaglianza oppure la libertà, ma quando si è d’accordo sul fatto che si debba perseguire l’uguaglianza, poi ci si accorda abbastanza facilmente anche sui mezzi più consoni da utilizzare. Si può litigare sul valore della vita – e considerare che la persona non abbia mai un prezzo ma sempre e solo una dignità, oppure credere che anche l’essere umano, come qualunque altro oggetto, possa essere strumentalizzato al fine di massimizzare il proprio interesse – ma, una volta deciso che, ad esempio, la dignità prevale sull’utilità, resta solo da stabilire con quali mezzi la si salvaguardi meglio. Ecco perché, quando si affronta il tema dell’obbligo vaccinale, è stupido scannarsi evocando la libertà o la dittatura. Oggi, non sono in ballo né la libertà né la dittatura, ma semplicemente il “come” tornare il più rapidamente possibile alla normalità. Sapendo che c’è un parametro che sfugge al nostro controllo, ossia il virus. Che continua a circolare e a mutare indipendentemente da noi. Un virus, tra l’altro, del quale ancora non si conosce tutto e le cui conseguenze a lungo termine, per chi ne è stato contagiato, sfuggono anche ai più grandi virologi. A differenza di un anno fa, però, c’è il vaccino. E i dati mostrano che chiunque abbia completato il ciclo vaccinale è molto più protetto di chi non si vaccina. Basta leggere le statistiche dei ricoveri e dei morti per avere accesso a questi dati, che non sono quindi il frutto di ipotesi campate in aria, ma una lettura neutra del reale. E quindi? Quindi, anche se il virus continua a fare il proprio lavoro – ossia continua a mutare per diffondersi –, ora esiste un modo per ostacolarne la diffusione: vaccinarsi.

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