Rasi: “Vaccinare anche i bambini e obbligare chi lavora con il pubblico”

Il consigliere di Figliuolo: “La terza dose di massa non ha senso, ma per immunodepressi e anziani potrebbe servire”

Rasi:

“Serve un piano nazionale per monitorare l’andamento della vaccinazione in previsione del calo dell’immunità e di nuove varianti: chi è coperto, con quante dosi, da quanto tempo e con quali risultati”. Così parlando alla Stampa Guido Rasi, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente per l’emergenza del generale Figliuolo. Ai leader che, addirittura esitano a vaccinarsi, Rasi dice: “Aiuterebbero i buoni esempi. In ogni caso, per la scienza fino a 12 anni i bambini vanno vaccinati.  E poi probabilmente si scenderà a sei”.

E sul virus:

“Non bisogna ridursi ad inseguirlo. È importante monitorare come gli italiani reagiscano alla vaccinazione. La terza dose di massa non ha senso, ma per immunodepressi e anziani potrebbe servire. È ora di decidere il modo in cui farlo, probabilmente con un vaccino diverso e aggiornato per le future varianti. E poi cerchiamo quel 6 per cento di persone che non rispondono alla copertura per capire chi sono e perché. Dobbiamo combattere ogni possibile serbatoio del virus – ha aggiunto – Per la scienza ora vale la pena farlo fino a dodici anni e poi probabilmente si scenderà a sei”.


Per Rasi la convenienza non è immediata, “ma ci sono rari casi pediatrici gravi. Inoltre, la variante Delta tra i 10 e i 30 anni sta creando qualche problemino. E poi c’è la questione della protezione di massa: non possiamo permetterci che il virus continui a circolare tra i ragazzi”.

“I vaccini essenzialmente andranno resi obbligatori per tutti coloro che sono esposti al pubblico. Un provvedimento necessario anche per diminuire i contagi e i ricoveri”, aggiunge.

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