Delaware, le società «calamita» che fanno sparire decine di aziende italiane
di Milena Gabanelli e Mario Gerevini
La prima volta ci fai appena caso: una sconosciuta azienda italiana scompare, incorporata da una finanziaria del Delaware. Poi le operazioni aumentano, progressivamente. Ci segniamo date e nomi per due anni, fino a pochi giorni fa. Dal Piemonte alla Sicilia decine di società vengono prelevate con tutto il patrimonio (spesso sono solo debiti) fondendosi in sconosciute holding del piccolo e blindato stato americano, tutte Limited liability company (Llc) che godono di benefici fiscali. La regia tecnica di molte fusioni riconduce a un ufficio romano ai Parioli. Alcuni esempi tra i tanti.
L’insegnante e la sarta
Napoli: un irrintracciabile insegnante, Antonio Passaretti, è alla guida del gruppo Copetrol che nel 2018 commercia formaggi, nel 2019 si converte improvvisamente al trading petrolifero e nel 2020, con il fatturato esploso da 0 a 44 milioni senza spiegazioni in bilancio, chiude i battenti e trasloca nel Delaware. Nel frattempo aveva assorbito aziende di gas e chimica, una intestata a un certo Alberto Scarrone, falso avvocato che da tempo imperversa a Imperia. Rovigo: una società petrolifera con decine di milioni di fatturato, l’Atlantica Energia, prima di trasferirsi aveva ufficialmente sede allo stesso domicilio di un Bed & Breakfast in campagna, ma la titolare del B&B non ne sapeva nulla. Milano: la fusione dell’italiana Event Better (organizzazione di eventi) con la Phoenix del Delaware è stata chiusa pochi giorni fa. «Strategia internazionale – ci spiega la commercialista Mafalda Poli che l’ha organizzata insieme al consulente svizzero Giulio Maione – gli investitori americani erano molto interessati a Event Better». Posseduta fino a dicembre 2020 da un enologo veronese, Event Better ha realizzato un giro d’affari di 6 mila euro in tre anni. E gli investitori americani? Titolare della Phoenix è una sarta di Settimo Milanese, secondo le carte recuperate in Delaware. Patrizia Lucantoni al telefono del suo piccolo negozio conferma: «Sì sono io, mi hanno offerto 300 euro per firmare, avevo bisogno di soldi ma non me li hanno ancora dati». Prestanome, dunque.
Tra i campi di mais del Delaware
La traccia di queste e molte altre operazioni simili è in annunci affogati tra le pagine della Gazzetta Ufficiale: «Fusioni transfrontaliere» è la definizione tecnica. Ovunque si realizzino, deve esserne dato preavviso in Gazzetta nell’interesse dei creditori, fisco compreso. Infatti nei casi estremi le società potrebbero essere fatte sparire a un passo dal crac o essere scatole vuote caricate strumentalmente di debiti prima di emigrare o un mezzo per commettere frodi e reati fiscali. Ma se spariscono un attimo prima del dissesto, i creditori che cosa se ne fanno della Gazzetta Ufficiale? Un file (6992210) del registro imprese del Delaware ci dà alcune chiavi e indica un nome: Zafinvest llc. Buona parte delle imprese italiane sono state incorporate da questa finanziaria e da una sua «sorella», Wall System llc, domiciliate presso una società di servizi amministrativi, la Harvard Business Service che sta in mezzo ai campi di mais della Coastal Highway.
Qui vengono «sfornate» 5mila nuove società all’anno. Il costo è di circa 100 dollari e il vero proprietario resta copertoNon siamo in un’isola offshore qualsiasi, siamo negli Stati Uniti, più precisamente nel feudo di Joe Biden, il Delaware appunto.
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