Cts, altro che trasparenza. Nei verbali la verità sul vaccino AstraZeneca

Dario Martini

Non è un mistero che la fiducia nel vaccino AstraZeneca sia bassa. Il motivo? I continui cambi di rotta del governo. Ripensamenti continui sempre supportati dagli autorevoli consigli degli undici componenti del Comitato tecnico scientifico. Dagli ultimi verbali desecretati, però, scopriamo che questi pareri, più che una logica scientifica, seguono spesso quella politica. Le pressioni sono forti. Gli esperti, sempre rigorosamente collegati in teleconferenza, sono costretti a fare salti mortali per coprire le falle della campagna vaccinale. Il problema maggiore? L’insufficienza di fiale anti-Covid. Siamo ai primi di maggio. In quei giorni AstraZeneca è raccomandato a chi ha più di 60 anni (prima di aprile era riservato a chi ne aveva meno di 65).

Nella seduta del 5 maggio, il Cts tranquillizza il governo sul pericolo trombosi. «I soggetti che hanno ricevuto la prima dose di questo vaccino senza sviluppare questa tipologia di eventi – scrivono gli scienziati – non presentano controindicazioni per una seconda somministrazione del medesimo tipo di vaccino». Poi, però, mette le mani avanti: «Questa posizione potrà essere eventualmente rivista qualora dovessero emergere evidenze diverse». Dill a45 giorni, infatti, il parere verrà completamente capovolto, con l’introduzione della vaccinazione eterologa. Ovvero, tutti coloro che hanno fatto una prima dose AstraZeneca avranno come richiamo un siero a mRna (Pfizer e Moderna).

Ma torniamo ai verbali di maggio. I veri problemi arrivano il 7 maggio. In quella seduta, il Cts è costretto a rispondere ad una richiesta del ministero della Salute. Speranza vuole sapere se può somministrare AtraZeneca anche alla fascia d’età 50-59 anni. Per quale motivo? Si limita a un vago riferimento all’«attuale situazione epidemiologica nel Paese» e all’«evoluzione della campagna vaccinale». Gli scienziati capitanati dal professo Franco Locatelli per il momento tengono il punto. Ricordano al ministro i casi di trombosi nella popolazione più giovane. Riportano il parere dell’Ema del 23 aprile che ha portato a raccomandare i vaccini adenovirali a chi ha più di 60 anni.

Poi, però, il Cts prende tempo. E chiede ulteriori informazioni a ministero e struttura commissariale. Vuole sapere quanti vaccini Pfizer e Moderna saranno consegnati tra maggio e giugno. Ma anche quante persone tra 50 e 59 anni sono state vaccinate fino a quel momento, sia con prima che con seconda dose. Il Comitato ha bisogno di acquisire informazioni anche sulle trombosi avvenute in Francia, dal momento che b. AstraZeneca è autorizzato da 55 anni in su. Il parere definitivo assicurano gli scienziati – sarà rilasciato il 10 maggio. I dati arrivati tre giorni dopo, però, non sono sufficienti.

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