Il virus e la vera libertà
I no-vax a oltranza sono pochi, e le loro posizioni facilmente confutabili, adesso che si è visto che i vaccini sono sicuri (tranne rarissime eccezioni che confermano la regola) e che l’unica arma seria per prevenire il Covid o renderlo meno pericoloso è appunto il vaccino. Si sentono però (e si leggono nei messaggi che arrivano ai giornali e girano sui social) ragionamenti meno diretti ma più insidiosi. «I vaccini non danno la certezza dell’immunità»; certo, però abbattono il pericolo. «Devono vaccinarsi soltanto coloro che rischiano di finire in ospedale o di morire»; ma prendere questo virus è come partecipare a una tragica lotteria, nessuno può sapere in anticipo come va a finire, e se i morti sono quasi tutti (ma non tutti) anziani, i giovani si contagiano facilmente e altrettanto facilmente trasmettono il contagio, tenendo in vita il virus e consentendogli di mutare, quindi di resistere. «Non si sa come reagirà il fisico al vaccino tra qualche anno»; certo, ma qualcuno sa come tra qualche anno il fisico reagirà al virus? Non è evidente che vaccinarsi è meno pericoloso di prendere il Covid?
La politica sia responsabile, almeno adesso che quasi tutti i partiti sono nella maggioranza di governo. Si rinunci a vellicare gli incerti; semmai li si convinca a vaccinarsi, o almeno li si incentivi. Destra e sinistra non c’entrano nulla. Davvero non abbiamo rispetto per le vittime e i loro familiari, per i tanti che hanno sofferto nel fisico e nella psiche, per coloro — compresi molti giovani — che hanno perso lavoro e opportunità? Siamo diventati narcisisti al punto da credere che una cosa non esiste fino a quando non accade a noi? O invece siamo maturati tanto da comprendere che in una pandemia ognuno porta la responsabilità della salvezza dell’altro?
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