A proposito di nazismo
MATTIA FELTRI
Ho promesso al mio amico Giovanni di non spendere più sarcasmo quando scrivo degli antivaccinisti, e manterrò la promessa. Forse. Non garantisco niente. Ci provo. Comunque, sono un vaccinista convinto, ho fatto la prima dose, la seconda fra pochi giorni, e sono in ritardo perché ogni volta che mi infilo in qualche impresa burocratica scopro l’inferno della carta bollata.
Ora, peggio, l’inferno del click bollato. Quella mattina mi ero messo lì, sereno: è facilissimo, mi avevano detto. Bene. Mi connetto al sito della regione, compilo tutto, è tutto ok. Finché non mi chiedono la tessera sanitaria. E non la trovo. Per vaccinarsi è obbligatoria la tessera sanitaria. Sono fregato.
Però c’è una soluzione: inserire la dichiarazione dei redditi (è obbligatorio anche pagare le tasse) per ottenere il numero della tessera. Non compare niente. Si può provare a risalire col codice fiscale (super obbligatorio) ma di nuovo, zero. In capo a due settimane perso fra siti, link, in cui richiedo lo spid (non ho ancora capito che sia però ora ce l’ho), telefono a call center eccetera, scopro l’arcano: la mia tessera sanitaria non esiste. Perché per fare il vaccino è obbligatorio avere la tessera sanitaria, ma per avere la tessera sanitaria è obbligatorio avere il medico di base (e per avere il medico di base è obbligatorio avere la residenza, quella ce l’ho, per fortuna). Ecco, io non avevo mai preso il medico di base. Solo per dire ai miei amici antivaccinisti (apprezzi lo sforzo, Giovanni?), convinti dell’avanzare di un nazismo di stampo sanitario, che dopo una tale odissea di obblighi io al ristorante ci entrerò al passo dell’oca.
LA STAMPA