Covid, sfida alla quarta ondata: il governo potrebbe imporre il Green Pass nelle classi, in uffici e fabbriche senza distanziamento

Fatto il “Green pass per lo svago” ora il governo pensa alle fase due, quella che dovrebbe renderlo obbligatorio anche per chi lavora, va a scuola, viaggia e si sposta in città con metro e bus. Dopo ferragosto dovrebbe essere il turno di navi, aerei e treni a lunga percorrenza, a settembre dei settori scuola e lavoro. Sull’obbligo vaccinale per i docenti «ne parleremo la prossima settimana, il Presidente del consiglio è stato molto chiaro», ha ricordato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

Ma Draghi ha già detto che la riflessione riguarderà anche i trasporti, mentre sul «pass per lavorare», al di là delle prese di distanza d’obbligo gli sherpa di Confindustria, sindacato e ministero del Lavoro hanno iniziato a confrontarsi sotto traccia. Più che a un obbligo esteso a tutti si pensa una formula circoscritta, si fa per dire, ai luoghi di lavoro dove non è possibile il metro di distanziamento e a quelle attività che comportano un contatto stretto con il pubblico, come camerieri, negozianti, baristi e sportellisti, tanto per fare un esempio. L’obbligo per gli insegnanti scatterà se al 20 agosto non si sarà più che dimezzata la pattuglia di quei 222mila renitenti alla vaccinazione. Fermo restando che Figliuolo vuole immunizzare il 60% degli studenti tra i 12 e i 19 anni per riprendere le lezioni in presenza e sicurezza.

Più complicato imporre il green pass su metro bus e treni regionali per il via vai di passeggeri. Ma se a settembre il traguardo dell’immunità di gregge non fosse vicino finirà per essere obbligatorio anche nel trasporto pubblico locale. Che nell’Italia che riparte non può viaggiare ancora a metà capienza.

SCUOLA
L’obiettivo è arrivare al 60% di studenti con la prima dose

«Ora che c’è il green pass ora dobbiamo mettere la testa sulla scuola», dice il generale Figliuolo ai suoi il giorno dopo il varo del decreto anti-Delta. E prima di tutto chiede alle regioni di quantificare e comunicare le mancate adesioni alla campagna vaccinale entro il 20 agosto. Oltre che «conseguire la massima copertura vaccinale del personale scolastico», che per Figliuolo significa almeno un 93% coperto da prima dose. In caso contrario scatterà l’obbligo di vaccinazione. Che per come procedono al rallentatore le immunizzazioni tra il personale scolastico sembrerebbe scontato, visto che in una settimana i vaccinati con entrambe le dosi sono soltanto 11mila in più su un totale di 1 milione 153mila, mentre in 222 mila restano senza alcuna copertura vaccinale. Ma in realtà docenti e bidelli vaccinati potrebbero essere di più, perché come sospetta l’Istruzione alcuni di loro sono stati registrati per età e non come lavoratori della scuola. Se saranno i numeri reali sui docenti immunizzati a far decidere se introdurre o no l’obbligo, resta il problema dei ragazzi, che tra i 12 e i 19 anni in circa sette casi su dieci non hanno ricevuto nemmeno una dose. Figliuolo punta a vaccinarne il 60% prima del ritorno in classe. Se riuscirà nell’impresa non solo non ci sarà nessuno studente in Dad, ma quasi ovunque si potrà dire addio alla mascherina. Questo perché l’Istruzione darebbe indicazione a comporre le classi collocando nello stesso banco i vaccinati, distanziando di un metro solo chi non lo è. Sotto i 12 anni per ora niente vaccino, quindi per loro, come già indicato dal Cts, o si riesce a garantire il distanziamento in classe oppure si sta con la mascherina su. In attesa che arrivino le fiale formato baby.

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