Covid, sfida alla quarta ondata: il governo potrebbe imporre il Green Pass nelle classi, in uffici e fabbriche senza distanziamento

I PROSSIMI TRE DOSSIER ALLO STUDIO DEL GOVERNO

LAVORO
Chi è a contatto col pubblico dovrà immunizzarsi

«Il Green pass per lavorare» lanciato dal numero uno di Confindustria Carlo Bonomi, ha messo sulla difensiva il sindacato e fatto storcere un po’ il naso al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, perché sul tema, ha fatto subito sapere, «servono posizioni condivise». Quelle che si stanno faticosamente cercando dentro la maggioranza e nel confronto sotto traccia con le parti sociali. Perché è saltato agli occhi a tutti che non ha senso introdurre l’obbligo della vaccinazione verde per chi si siede all’interno di un bar o di un ristorante, mentre il cameriere o il barista che ci passano le consumazioni magari non hanno fatto nè il vaccino, nè il tampone. Ecco farsi largo allora l’idea di non imporre a tutto il mondo del lavoro l’obbligo vaccinale, visto che nessuno si farebbe un tampone ogni due giorni per svolgere la propria attività. Ma limitarlo prima di tutto a chi lavora in ambiti dove è impossibile mantenere il metro di distanziamento, come alcune produzioni in fabbrica, nella logistica o nelle cucine dei ristoranti, tanto per fare qualche esempio. Estendendo l’obbligatorietà anche a tutte quelle attività che richiedono uno stretto contatto con il pubblico, come quelle di commessi e negozianti, baristi e camerieri, sportellisti e addetti al trasporto pubblico.

Che si possa fare senza aprire contenziosi di carattere costituzionale lo dicono un giuslavoratorista del calibro di Pietro Ichino e un costituzionalista autorevole come Sabino Cassese. Quest’ultimo ricorda che «la Costituzione dispone la possibilità di introdurre trattamenti sanitari obbligatori, ponendo un solo limite: quello di farlo per legge». Ichino dal canto suo sottolinea che, «in forza dell’articolo 2087 del Codice civile, il datore di lavoro è obbligato a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro».

TRASPORTI
Tra un paio di settimane Green Pass su aerei e navi

Sui trasporti pubblici l’obbligo del green pass arriverà per gradi. Tra un paio di settimane il governo dovrebbe decidere di introdurlo per aerei, navi e treni a lunga percorrenza, tipo frecce rosse, argento e bianche tanto per intenderci. Anche per farli tornare a capienza piena. In realtà lo voleva già fare con il decreto di giovedì, ma farlo entrare in vigore già il 6 agosto avrebbe comportato un problema per chi ha già prenotato i biglietti con partenza dopo quella data senza essere vaccinato e magari con poca voglia di spendere 20 euro all’andata e altrettanti al ritorno per sè e i propri familiari. Così per non mandare le vacanze di traverso a nessuno si è deciso di prendere tempo. Ma con ogni probabilità dopo ferragosto per viaggiare sarà necessario essersi vaccinati, aver eseguito un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti la partenza oppure dimostrare di essere guariti dal Covid da non più di sei mesi.

Per treni regionali, bus e metro se ne riparlerà invece a settembre, dopo aver chiaro a che punto si è con le vaccinazioni, perché imporre la certificazione verde nel trasporto pubblico locale è molto più complicato, visto che il sali e scendi dei passeggeri rende di fatto impossibile i controlli. Ma è altrettanto vero che con la ripresa della scuola far viaggiare i mezzi a metà della capienza come è d’obbligo ora, significa lasciare a piedi una bella fetta di italiani. Tra i quali gli studenti non ancora vaccinati per i quali potrebbe diventare un problema recarsi a scuola. Per questo se l’immunità di gregge tarderà ad essere raggiunta il green pass potrebbe diventare obbligatorio anche per chi usa i mezzi pubblici locali. Sperando di scoraggiare i furbi con la forza deterrente delle multe da 400 a mille euro.

LA STAMPA

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