Draghi smonta l’asse gialloverde. L’accelerata per il semestre bianco
L’irritazione che arriva sia dal fronte leghista che da quello grillino certifica la nuova fase. Stavolta c’è uno scatto in avanti: nella conferenza stampa, il presidente del Consiglio passa il Rubicone contro l’alleato Salvini – «l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente, oppure a far morire: non ti vaccini, contagi, muori, o fai contagiare e fai morire. E poi è un appello a non riaprire», dice Draghi. Tant’è che le parole colgono di sorpresa l’ex ministro dell’Interno. La conferenza è l’occasione per fissare i paletti anche sulla riforma della Giustizia. L’ex premier Conte si agita, minaccia lo strappo, chiede modifiche sostanziali. Per l’«avvocato del popolo» il messaggio è abbastanza netto: la riforma Cartabia sarà approvata. Senza ritardi e rinvii. Draghi concede margini stretti: solo cambiamenti di natura tecnica. Ma accelera sui tempi: il 30 luglio il provvedimento approvato dal Cdm approda in Aula. Sarà posta la fiducia sul via libera alla riforma. Mossa che fa saltare i piani del leader dei Cinque stelle che puntava a una campagna di logoramento. Draghi ribalta il tavolo. Ora Conte ha due opzioni: accetta e incassa la prima retromarcia oppure rompe e rischia di perdere una pattuglia di parlamentari (vicina a Luigi di Maio) filo-governista. Il colpo di Draghi provoca il primo fallo di reazione dei contiani. Il ministro grillino per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, minaccia addirittura le dimissioni se la riforma non sarà cambiata. Un buco nell’acqua. La carta degli ultimatum è sepolta nella sala conferenze di Palazzo Chigi.
IL GIORNALE
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